Sabato, che giro: dai, non possiamo iniziare a parlare delle cose belle viste nel weekend, senza dare prima spazio alla pole position di Lewis Hamilton. Ci sono tanti modi per definire prestazioni simili: giro monstre, giro perfetto, giro impossibile o come caspita vi pare. Ma per dirla in parole povere, la realtà è che sabato Lewis ha fatto un incredibile giro della morte. Ha saltato sui cordoli dove poteva saltare, ha tagliato ovunque potesse farlo, ha spremuto tutto e anche di più da se stesso e dalla W09, ha rischiato vita, gomme, suole delle scarpe, sospensioni e tilt tecnico del cardiofrequenzimetro di Toto Wolff. Quello che è venuto fuori è stato “spaventoso”. Quasi sette (esatto, sette) decimi rifilati al secondo classificato, su una pista che non è certo tra le più lunghe del mondiale. Magari la vettura argentata avrà fatto la sua parte, ma indubbiamente il “nero” se lo merita eccome il record di pole che detiene (73). Wow!

Partenza, nessun intoppo: passando alla gara, il primo semaforo di partenza nascosto dietro all’Halo ha riservato meno sorprese di quello che ci si potesse aspettare. Tutti partono bene, e a parte Verstappen che si vede scalzare da Magnussen, non ci sono cambi di posizione. Hamilton dopo la prima curva mantiene la testa della corsa, e le due Ferrari tentano (a fatica) di stargli dietro. I primi tre ci mettono poco a prendere il largo, complice soprattutto la Haas che tiene a bada la Red Bull di Max.

Ma che “Hass” è successo? Procede tutto senza sorprese fino al primo pitstop: come da pronostico Hamilton sta letteralmente volando, con Raikkonen dietro che non riesce più a tenere il passo. Vettel addirittura fa ancora più fatica del compagno, e non sembra esserci nessun modo per contenere l’U-Boat argentato di Stoccarda. Cosi a Maranello tentano di inventarsi qualcosa richiamando in anticipo Kimi al box, anche se i tedeschi non si fanno sorprendere facendo subito altrettanto con Lewis. Discorso diverso invece per Seb, dato che se rientrasse anche lui per il pit si ritroverebbe a tornare in pista dietro il trio Magnussen-Groesjan-Ricciardo (Verstappen è dietro dopo un testacoda in curva 1). Gli uomini di Arrivabene decidono dunque che forse è più conveniente allungare lo stint del tedesco per vedere cosa succede, in attesa che gli altri facciano la propria mossa. Ed infatti così è: al giro 23 si ferma proprio Magnussen, il quale rientrando in pista sorprende addirittura tutti parcheggiandosi dopo appena tre curve per una ruota fissata male. E’ un disastro per il team americano, alle prese con quella che fin lì era la migliore gara da quando sono in Formula Uno. Ma la vera sorpresa deve ancora arrivare: solo 3 giri dopo infatti, anche l’altra Haas di Groesjan si ritrova costretta ad andare per prati per lo stesso identico problema del compagno, nella disperazione più totale degli uomini di Gunther Steiner. Da non credere…

Giro 26, Virtual Safety Car in corso: è proprio il ritiro di Grosjean la chiave di volta del Gran Premio. Il francese, suo malgrado, si ritrova costretto a parcheggiare la sua vettura in un punto del circuito di difficile intervento per i commissari, costringendo la direzione gara ad attivare il regime di virtual safety car (per poi far intervenire la safety car vera e propria). In quel momento Vettel è l’unico pilota di testa a non aver ancora pittato, e approfitta del momento per rientrare ai box. Data la bassa andatura sotto il regime virtuale di sicurezza, Seb attraverso la Pit Lane riesce addirittura a recuperare del tempo, e al momento di tornare in pista scopre incredibilmente di poter riuscire a stare davanti ad Hamilton per un pelo, nel più inspiegabile stupore generale per gli uomini Mercedes.

Lotta serratissima fino al traguardo. Da qui in poi, l’ultima parte del Gran Premio è da cardiopalma: Hamilton non vuole assolutamente starci all’inspiegabile situazione, e tira fuori tutto quello che la rabbia gli dà. La sua Mercedes è visibilmente più veloce della Ferrari, e il campione del mondo non fa fatica a rimanere appiccicato a Vettel. L’inglese tiene per tutta la corsa il fiato sul collo del ferrarista, il quale però non si lascia minimamente intimorire e non commette niente che possa neanche lontanamente assomigliare ad un errore, costringendo Lewis ad esagerare nel tentativo di trovare uno spiraglio su una pista dove superare è impossibile. Il tutto dura fino agli ultimi 5 giri, quando l’inglese, dopo un lungo nel secondo tratto della pista che gli fa perdere 2 secondi, si rende conto che non c’è più niente da fare e dichiara la resa all’avversario.

Fernando Alonso, bentornato: sì ok, lo spagnolo è arrivato quinto grazie agli errori di Verstappen e Bottas e agli “sfracelli” in casa Haas, ma quant’è bello rivederlo nelle posizioni che contano. E’ solo la prima gara, e il margine di sviluppo è parecchio ampio, ma sentire Fernando urlare “We can fight, we can fight” in stile Archimede con il suo “Eureka” dopo aver scoperto i segreti della spinta idrostatica, non ha prezzo. Avanti così.

Appuntamento in Bahrain tra due settimane, dove una pista più “normale” dovrebbe poterci dare un quadro migliore dei valori in campo. Sperando che la superiorità imbarazzante mostrata a Melbourne dalla Mercedes, rappresenti solo un caso isolato. Incrociamo le dita…

Daniel Limardi