UN 2015 DA DIMENTICARE. Lo scorso anno il ritorno del connubio, dal passato vincente, tra McLaren e Honda (otto i titoli conquistati tra la fine degli anni ’80 e inizi ‘90) non ha dato i risultati sperati. La casa nipponica ha infatti patito l’ingresso nella “Formula Hybrid”, palesando evidenti limiti tecnici sulla propria specifica. Nei 19 appuntamenti iridati della passata stagione, il team di Woking è entrato in top ten solo in sei occasioni, chiudendo il campionato al penultimo posto a quota 27 punti davanti alla “Cenerentola” Manor. Generando i malumori e i mal di pancia di Fernando Alonso che, senza timori reverenziali, aveva definito la power unit giapponese al pari di quelle montate sulle monoposto di GP2.

HONDA, CAMBIO AL VERTICE. I risultati, al di sotto delle aspettative, ottenuti nel 2015 hanno portato, nel febbraio scorso, ad un avvicendamento ai vertici della struttura sportiva della Honda, con l’allontanamento di Yasuhisa Arai e la promozione di Yusuke Hasegawa. Per ridurre l’imbarazzante deficit tecnico palesato lo scorso anno, i tecnici nippo-britannici sono stati sottoposti a ore di lavoro suppletivo nel corso dell’inverno (il quartier generale di Woking è rimasto aperto anche durante le festività natalizie). Sia chiaro, la strada da percorrere per tornare a lottare per le posizioni di vertice è ancora lunga, ma il calvario dell’annata scorsa appare solo un ricordo.

I NUMERI DEL 2016. Tornando a parlare di pista (e di numeri), la McLaren ha ottenuto nelle prime dodici gare del 2016 ben nove piazzamenti in top ten, quasi il doppio rispetto a quelli dell’annata scorsa. Quarantadue punti conquistati che attualmente valgono il settimo posto nella classifica costruttori. Inoltre, per la prima volta da quando il glorioso team britannico è tornato ad essere equipaggiato dalla Honda, il duo Alonso-Button ha centrato congiuntamente la manche conclusiva delle qualifiche (la Q3) nel corso del sabato del Gran Premio d’Ungheria.

VANDOORNE. Come recita un antico adagio, la grande occasione arriva quando meno te l’aspetti. Un po' come è capitato nell’aprile scorso a Stoffel Vandoorne. Chiamato a sostituire in fretta e furia Fernando Alonso nella trasferta in Bahrain (lo spagnolo non ricevette dai medici della FIA l’idoneità a correre dopo il terribile schianto, causato dalla collisione con la Haas di Gutierrez, nella gara d’apertura di Melbourne), il belga è stato autore di un eccellente week-end, coronato con il decimo posto in gara che gli è valso il primo punto in carriera alla prova d’esordio. Prendendosi anche il lusso di precedere Button, non un pilota qualsiasi ma un campione del mondo, nel corso delle qualifiche. Proprio Vandoorne appare oggi il principale candidato a raccogliere l’eredità di Button, qualora l’inglese decidesse di emigrare in altri lidi, ponendo così fine alla sua esperienza in quel di Woking dopo ben sette anni.  

Piero Ladisa