31 candeline spente per Lewis Hamilton. Il campione del mondo di F1 ha festeggiato poche ore fa il suo compleanno, ricevendo via Twitter anche gli auguri ufficiali da parte della squadra che lo ha lanciato nella massima categoria, ovvero la McLaren, e subito dopo anche dalla scuderia che lo sta proiettando nell'olimpo dei più grandi di sempre: la Mercedes.

 

Quest’ultima ha scritto: “Nel 1985 nasceva una stella, che oggi è diventata tripla” (alludendo ai titoli iridati dell’inglese). E come dar torto a tale dichiarazione, visto che probabilmente ci troviamo di fronte ad uno dei piloti più forti di sempre. Un asso del volante indiscusso che non ha mai smesso di migliorarsi, nonché una personalità forte e a tratti stravagante, come spesso abbiamo avuto modo di constatare.

Quella del 2015, è stata la stagione numero “9” per Hamilton. Sembra ieri quel lontano 2006, quando lo si vedeva nel box McLaren in attesa del suo debutto. Se ne stava lì, a guardare il lavoro di quelli che allora erano i piloti ufficiali del team (Raikkonen e Montoya). Cercava di capire e carpire quelli che potevano essere i segreti della Formula Uno, con l’aria del ragazzino impertinente che la sa lunga, ma che non aveva la piu pallida idea di cosa lo aspettasse.

L’anno successivo, poi, si vide offrire un contratto ufficiale, dato che a Woking venne deciso che Lewis fosse pronto per il gran salto. Lo fecero sedere accanto all’allora campione in carica Fernando Alonso, ponendolo di fronte ad un debutto che si prospettava molto difficile, alle prese con tutti i problemi che possono esserci per un neo-arrivato nella massima serie, e trovandosi costretto a misurarsi senza filtri con un campionissimo come lo spagnolo alla guida della stessa vettura.

In una recente intervista, lo stesso Hamilton ha dichiarato che nemmeno lo stesso Ron Dennis (attuale numero uno della McLaren) credeva in un possibile confronto alla pari tra lui e Fernando. Pare che prima del debutto, Dennis fosse andato da Hamilton a dirgli: “Non te la prendere se Alonso ti ridicolizzerà. Lui è un campionissimo e tu sei solo al debutto, quindi è normale che ti batterà in maniera importante. Ma tu non te la prendere. Impara da lui e abbi pazienza, e vedrai che presto riuscirai a stargli vicino in gara”. 

Ovviamente cosa combinò Hamilton? Avrà dato ascolto a Ron Dennis? Assolutamente…no. Le parole di Dennis di quel giorno, entrarono in un orecchio dell’inglese solo per poter direttamente uscire dall’altro, senza nemmeno scalfire le idee nel cervello. Quell’anno Hamilton, fregandosene di tutti, debuttò da vero campione: si mise spesso davanti al compagno di squadra e, a suon di pole position, giri veloci e vittorie, rischiò addirittura di vincere il mondiale (poi andato a Raikkonen su Ferrari per una serie di circostanze che tutti conosciamo). Alla fine di quell’anno Hamilton "costrinse" Alonso a scappare via, e dimostrò a tutti che non era certo lì per farsi intimorire da nessuno. Fece capire di avere un carattere forte, di essere un leader, e di avere un piede maledettamente pesante.

Seguì poi il primo sigillo iridato del 2008, in una stagione fra alti e bassi dove però dimostrò di nuovo la forza del suo carattere e del suo talento, vincendo contro una Ferrari che in quella stagione vantava un importante vantaggio tecnico. Dall’anno successivo, Hamilton attraversò un periodo di “basso profilo”, riuscendo a raccogliere ben poco rispetto a ciò che avrebbe meritato, complici però superiorità tecniche “disumane” da parte della Brawn Gp prima, e della Red Bull dopo.

Lewis però, come invece successo a tanti altri, in quel periodo non cadde mai nella mediocrità. Durante tutte le stagioni, il suo talento è piu o meno sempre venuto fuori, tirando fuori a sprazzi (data l’inferiorità tecnica) delle prestazioni in gara e in qualifica che a guardarlo da fuori il pensiero comune era del tipo: “Ma come diavolo fa”.  Disputò gare incredibili, facendo cose pazzesche e impensabili, guadagnandosi il rispetto di quei “pochi” che ancora non credevano in lui. Dimostrò sempre di avere piena fiducia nelle proprie capacità, e di non avere timori reverenziali per nessuno. Nessuna “pietà” nemmeno per quelli che cercavano di aiutarlo a fare (secondo loro) le mosse giuste. Tant’è che ad un certo punto licenziò dal ruolo di suo manager lo stesso papà, e dimostrò di essere un “cane sciolto” nel 2013, lasciando (contro ogni consiglio altrui) un team vincente come la McLaren per approdare nella “disastrosa” Mercedes.

Una mossa avventata ed apparentemente irresponsabile, secondo molti. E mentre i “media” lo deridevano per la scelta inspiegabile, Lewis iniziava a tirare fuori un nuovo lato di sé. Iniziò a parlare in modo quasi “mistico”, dichiarando che tutto faceva parte di un cammino e che Dio lo avrebbe aiutato. Iniziò coi tatuaggi, con look sempre diversi e adottò un cane (Roscoe).

Quello che venne dopo lo sappiamo ormai tutti. In Mercedes, Lewis ha “devastato” due stagioni iridate, dominando in lungo e in largo il campionato. Ha raggiunto per titoli e vittorie il suo idolo di sempre Ayrton Senna, e la sua cattiveria agonistica non sembra placarsi. Anche il suo “ego” è cresciuto: ora vive da rockstar. Gira il mondo, partecipa ad eventi, si fa vedere nelle feste più esclusive, disputa incontri di wrestling e “gioca a flipper” con la sua Pagani Zonda, usandola come "pallina" tra tutto quello che si può... investire fra le strade di Montecarlo. Cambia look ogni giorno, presentandosi con tagli diversi, colori ossigenati, nuovi orecchini e piercing. Senza dimenticare che nelle foto in cui appare a torso nudo, non si capisce se lo si debba guardare o se lo si debba “leggere” (visti i tatuaggi).

Un carattere senz’altro “particolare”, quello di Hamilton, ormai divenuto personaggio mondiale. C’è a chi va a genio e chi invece non sopporta alcune sue “sparate”. C’è chi lo ama per essere uno di quei piloti “figli di buona donna” alla Hunt o Gilles Villeneuve, e chi lo odia perchè non rispecchia l’immagine di “robot” che alcuni vorrebbero vedere in un pilota.

L’unica cosa su cui sono tutti d’accordo però, è che ci troviamo di fronte ad un autentico fuoriclasse, con tre titoli all’attivo ed un quarto nel mirino, forte di un piede pesante e di un ego agonistico ingordo. E se i risultati continuano ad essere questi (come dice lo stesso Toto Wolff) perché chiedergli di cambiare qualcosa? Tanti Auguri Lewis…..

Daniel Limardi