Sarebbe persino inutile dirlo vista l’ormai ovvietà dell’evento, ma per dovere di cronaca lo specifichiamo: anche in territorio francese arriva un 1-2 Mercedes, con Hamilton lanciato ormai in solitaria verso il sesto titolo in carriera. Completa il podio un solido Charles Leclerc, seguito da Verstappen e Vettel. L’impresa più ardua durante la gara? Rimanere svegli a casa fino alla bandiera a scacchi…

Gara in solitaria! Leviamocela subito dalla scaletta di ciò che è successo: Hamilton e Bottas, partiti dalla prima fila, hanno tenuto le posizioni sino al traguardo. Punto e basta. Sta tutto qui il resoconto dell’intera corsa. Inutile prodigarsi in logorroiche analisi di fatti salienti, semplicemente perché di fatti salienti non se ne sono visti. Per l’ennesima volta abbiamo assistito all’ormai consueta avanzata tedesca, con gli alfieri argentati che passeggiando si portano a casa le coppe più grosse. La vettura di Stoccarda è inverosimile: nessun punto debole, nessuna titubanza, forte ovunque sia che si tratti di piste tortuose tipo Monaco o di tracciati più consueti come questo. A nulla servono gli sforzi della concorrenza, e se ci aggiungiamo che il muretto è impeccabile e che a guidarla c’è un certo Lewis Hamilton, tanto vale non accendere nemmeno la tv la domenica. Spiace dirlo, ma non c’è niente che a questo punto si possa fare per batterli.

Ferrari, ottimismo ma realismo: una pacca sulla spalla va anche agli uomini di Maranello. Ci stanno mettendo l’anima in questo progetto, e davvero si stanno scervellando senza riuscire a trovare uno spigolo dove sbattere la testa per recuperare il gap. Ma a questo punto ragazzi, anche se con un piccolo fiato di amarezza, bisogna mettere un attimo da parte l’ottimismo e fare i conti con la realtà: la monoposto non è all’altezza della Mercedes. La forbice di distanza è molto ampia, e anche se ci fosse Harry Potter a mettere le mani in galleria del vento, non esiste magia che possa ricucire i buchi cronometrici. Come diceva qualcuno, bisogna accettare che “anche per quest’anno si vince l’anno prossimo”. I problemi della SF90 sono fusi nel progetto della stessa, e non vi sono modi per scindere una cosa dall’altra. Per questa stagione bisogna lavorare con ciò che si ha, accettando il fatto che ben che vada, si potranno raccogliere solo briciole. Tanto vale buttarsi da ora sulla vettura dell’anno prossimo, facendo prima però un mea culpa anche all’interno del box per responsabilizzare gli autori di tante “cappellate” che durante queste prime gare si sono viste in fase di gestione weekend di gara. Il pensiero personale di chi scrive (da prendere appunto come un mero parere privo di fondamento)? Nel team corse Ferrari manca un capo, un trascinatore. Quel pistaiolo vero cresciuto a pane e puzzo di gomme bruciate, che crede in ciò che fa e vive per cercare la vittoria. Al momento, dando uno sguardo ai vertici del box, sembra di vedere un’equipe di impiegati che pensano più all’apparenza che alla sostanza. E così, spiace dirlo, ma non si arriva da nessuna parte.

Ancora segnali da Mclaren: nel tentativo di cercare spunti buoni di cui parlare, spezziamo ancora una volta una lancia a favore di Woking. La monoposto continua il percorso di crescita e, in questo momento, è probabilmente la quarta forza del mondiale. Se ce l’avessero detto un anno fa ci saremmo fatti delle grasse risate, ma invece fa piacere vedere che la mal fiducia riposta non era reale. Bravi ragazzi, continuate per questa via e riportate un marchio storico nelle posizioni che gli competono.

Gasly, o metti le ali o alzi i tacchi: e già perché Helmut Marko non è esattamente famoso per la sua pazienza. Quello che doveva essere un team mate all’altezza di Max Verstappen, si sta rivelando a sprazzi una delusione. In Francia il ragazzino becca in faccia più di un minuto (esatto, un minuto) dal compagno di casacca, e non crediamo che questo sia esattamente ciò che i bibitari vogliono vedere. Il rischio concreto è quello di veder cadere la testa di Pierre prima del tempo, specie considerando il fatto che in Toro Rosso c’è Albon che sta facendo bei numeri. Su su…

Voto sotto zero alla Formula Uno: si, non è questa la location dove si danno voti. Ma ragazzi, che fine ha fatto la Formula Uno? Dopo i fattacci del Canada si è assistito ad una gara pallosissima all’insegna del risparmio di gomme, e l’unica lotta in pista (Ricciardo all’ultimo giro su Raikkonen) la metti sotto investigazione perché non si sono rispettati i limiti della pista. Cioè, ammesso e non concesso che la manovra fosse davvero irregolare, perché allora non metti la ghiaia ovunque per rendere la cosa più credibile? E’ giusto che lo spettatore medio che segue la gara da casa, debba conoscere l’ordine finale d’arrivo solo ore dopo al netto delle probabili successive penalità? E’ questo lo spettacolo che vogliamo? Una serie di bimbi che giocano al parco, che alla prima pallonata in faccia vanno da papà a piangere chiedendo di bucare il pallone al compagno cattivo? Sul serio, cancelliamo l’intero regolamento e riscriviamolo da zero, tenendo sempre presente però che si tratta di “gare di macchine”, dove tutto, a parte manovre super pericolose o palesemente scorrette, deve essere lecito. E già che ci siamo rimettiamo mano anche alle piste: basta kartodromi, basta via di fuga asfaltate. Rendiamo di nuovo possibile “l’errore del pilota”, quello che può costarti la gara rendendo l’esito finale per nulla prevedibile. Sarà quella la vera Formula Uno, un’essenza persa ormai parecchi anni fa.

Daniel Limardi