All'anagrafe le primavere sono 78, ma lo sguardo di Sir Jackie Stwart è vispo e profondo come quello di un pilota ancora in attività. Mantiene l'aplomb scozzese che l'ha reso celebre durante la carriera, in cui ha vinto tre titoli mondiali in soli nove anni di attività. Due le sue vittorie al Gran Premio di Gran Bretagna, due trionfi qui a Silverstone nel '69 e '71, annate in cui si laureò campione del mondo. Ma appeso il casco al chiodo, lo 'Scozzese Volante' è riuscito ad imporsi nel corso degli anni come una delle figure più eminenti di tutto il motorsport. Dal suo ultimo Gran Premio sono trascorsi più di 40 anni, ma non ha mai perso il gusto di vivere questo mondo dall'interno ed esserne uno degli ambasciatori di questo sport, conosciuto sia come commentatore che per il suo lavoro con gli sponsor. 

Quali sono i suoi primi ricordi di Silverstone?

"Bellissimi. Quando ero ragazzino ricordo che riuscii a farmi fare l’autografo da Fangio, Ascari, Farina, Taruffi. Li conservo ancora tutti, fu fantastico incontrare quei grandi campioni. Molti anni dopo sono stato anche abbastanza fortunato a vincerlo un paio di volte questo Gran Premio; è senza dubbio il più grande evento in termini di pubblico e partecipazione, lo vediamo ogni anno di più".

Ricorda qualche episodio in particolare della sua esperienza da pilota?

"La pista è molto veloce, una delle più impegnative; è davvero un gran bel circuito. Ricordo un tratto della curva Woodcote che ora non c’è più, che si faceva in pieno con i motori Cosworth 3 litri ad oltre 150 miglia al’ora, una delle curve migliori che c’erano. Qui io e Jochen Rindt abbiano avuto una delle più belle battaglie della mia carriera, ci siamo scambiati la posizione 32 volte durante la corsa, sono cose che non vediamo più al giorno d'oggi".

Si è parlato di una possibile eliminazione dal calendario dal 2019. Secondo lei per la nuova proprietà della Formula 1 questa gara rimane una risorsa fondamentale?

"Il 2019 è ancora lontano, ma non si può assolutamente perdere il Gran Premio di Gran Bretagna. Qui a Silverstone si è disputata la prima gara di Formula 1 della storia nel 1950, e il Gp di Gran Bretagna è sempre rimasto in calendario nonostante tutto; altri Gp storici come Monaco, Francia o Germania a volte non si sono disputati. Questa è la capitale dell’industria del motorsport, ci lavorano più di 140 mila persone, e l’80% della produzione è destinata all'esportazione. E' una grande risorsa, i nuovi proprietari non possono pensare di costruire il prodotto Formula 1 senza il GP d'Inghilterra". 

Qual è il suo giudizio su questo nuovo corso della Formula 1? 

"Non è mai stata così in forma. Guardiamoci intorno, in nessun altro sport si può vedere qualcosa del genere in termini di organizzazione, logistica, dimensione globale e interesse del pubblico. Qui dietro solo la Ferrari ha tre enormi motorhome. Pensiamo che il calcio sia uno spettacolo imponente, ma l'interesse attorno alla Formula 1 è incredibile; le hospitality sono enormi, c’è una grande attenzione al dettaglio, è fantastico". 

Come giudica la lotta tra Hamilton e Vettel? Come si sarebbe risolta ai suoi tempi la disputa di Baku?

A Baku la lotta è stata feroce, ma tutto è nato da un errore di Vettel. Io ho passato la mia vita ad imparare come gestire le emozioni; a Sebastian sono saltati i nervi, ecco quello che è successo, questo è stato l'errore".  

Da Silverstone - Stefano De Nicolo'

 

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