L’incredibile avvicendamento, come ormai noto, è stato “crudelmente” deciso da Helmut Marko, braccio destro di patron Mateschitz a Milton Keynes. A primo impatto, la manovra sembrava essere scaturita tutta dal “disastro” che Kvyat aveva combinato a Sochi, dove aveva tamponato per ben due volte Vettel distruggendo anche la gara di Ricciardo (ritrovatosi anch’egli nel contatto). Ma è lo stesso Marko a precisare meglio la decisione: “Daniil Kvyat aveva perso serenità – dichiara l’ex pilota austriaco – è da inizio stagione che le sue prestazioni sono altalenanti e in contrasto con la crescita della monoposto e la costanza del compagno di squadra. Non sono stati solo i due incidenti a Sochi a farci propendere per questa decisione. Quella è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ultimamente nella condotta generale delle gara, Kvyat è stato incostante. Sta soffrendo una pressione eccessiva e riteniamo che mandarlo in Toro Rosso sia la mossa giusta per fargli recuperare la necessaria tranquillità. È un ragazzo di talento, ancora giovane, avrà modo di rifarsi”. Poi un’aggiunta un po’ indelicata a chiusura delle dichiarazioni: “In fondo Daniil è anche fortunato, perché grazie al fatto che abbiamo due team e possiamo far ruotare i piloti, non gli abbiamo dato un calcio nel sedere che avrebbe significato la fine della sua avventura in F.1".

Ma qual è stato il primo verdetto della pista sulla decisione Red Bull? Hanno fatto bene gli austriaci a promuovere Verstappen? A primo contatto, sembrerebbe proprio di si. Il giovane olandese, fin dalle prime tornate, ha dimostrato di non avere alcun timore reverenziale nei confronti del blasonato compagno di team, né di fronte ai molteplici riflettori puntati su di lui. Max ha guidato come al solito, adattandosi subito alla monoposto e girando al livello di Ricciardo (solo due decimi il distacco della prima giornata tra i due).

E Kvyat? Purtroppo per lui, la situazione appare ben diversa. Complice forse lo stato d’animo ai minimi storici, e una monoposto meno performante sul lato aerodinamico e di telaio rispetto a quella a cui era abituato, in questa prima apparizione il confronto del russo con il nuovo compagno di squadra è stato impietoso. Anzi, non c’è proprio stato nessun confronto. Il giovane Sainz ha ridicolizzato Daniil per tutta la sessione, rifilandogli distacchi “eterni”. Presto per dare giudizi, è vero, perché bisogna permettere al russo di riprendersi moralmente e di abituarsi alla vettura. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, per Kvyat si prospetta una prima gara in salita.

In conclusione, forse è vero che in Red Bull (specialmente Helmut Marko) sono senza scrupoli quando si tratta di piloti, ma è anche vero che stiamo parlando del campionato di Formula Uno, vetrina sul mondo per sponsorizzare il proprio marchio, con “fior di quattrini” da sganciare per rimanere sulla griglia. Quindi con ogni probabilità, se si ha modo di migliorare una situazione collettiva, è anche giusto applicare delle manovre clamorose se questo può servire a massimizzare i risultati di un’azienda.

E poi, da non dimenticare che Max Verstappen è considerato una pedina pregiata sul mercato piloti, con doti ed età dalla sua parte. Caratteristiche, queste, che potrebbero far gola a parecchie scuderie. Quindi, perché rischiare di perderlo quando si ha la possibilità di “blindarlo” nella squadra madre? E poi, diciamoci la verita: valutando oggettivamente i risultati in pista, nell’ultimo periodo Daniil Kvyat è parso davvero in affanno nei confronti di Ricciardo. E non dimentichiamo che spesso, in certe manovre, il russo è sembrato davvero “azzardare ad occhi chiusi”.

Morale? Crudele o no, quella di Marko sembra la decisione più giusta nell’interesse dell’azienda che rappresenta. O almeno, questo è il verdetto che viene fuori da questo primo confronto. Ora sta a Kvyat cercare di smentire tutti nelle prossime gare….

Daniel Limardi