Da una parte all'altra dell'oceano Fernando Alonso è sempre protagonista, sebbene i risultati in pista non lo stiano affatto premiando. Lo spagnolo è appena tornato dagli Stati Uniti e da un test nel catino di Indianapolis per prendere confidenza con la nuova macchina. "E' una guida così diversa, soprattutto per l'assetto asimmetrico. Ci vuole tempo per adattarsi al nuovo stile di guida, ma mi sono trovato abbastanza bene e nelle prossime prove potrò solo migliorare". Conferma però che la macchina con cui correrà ad la Indy 500 finirà da contratto, come tutte quelle su cui corre Fernando, nel suo museo insieme alle altre della sua carriera.

Se la McLaren non si attende di essere protagonista in questo weekend, certamente Sebastian Vettel sarà al centro dell'attenzione; il risultato e la solidità della Ferrari hanno superato le più rosee aspettative, e l'obiettivo qui è centrare pole e vittoria. "Certo andiamo molto meglio rispetto al 2016, ma è ancora presto per dirlo; ormai gli aggiornamenti sono continui ad ogni gara, ed è importante quello che si riuscirà a fare tanto quanto quello che si è già fatto". Dalle parole di Vettel emerge con chiarezza la cautela che ancora pervade tutto l'ambiente della Ferrari: secondo lui infatti è ancora la Mercedes ad essere favorita, ma ormai non ci crede più nessuno. "Noi proviamo a scardinare la loro supremazia" dichiara il ferrarista, e (al momento) occorre dire che ci stanno riuscendo piuttosto bene. I rumors sul suo futuro si stanno facendo pressanti tra indiscrezioni e speculazioni su chi potrebbe essere il suo compagno di squadra. Quando gli viene fatto notare che Alonso è in scadenza di contratto risponde diplomaticamente di essere pronto a correre al suo fianco, nel caso di un clamoroso ritorno in rosso dello spagnolo. In fin dei conti sono tanti i sedili 'pesanti' che si libereranno a fine anno, praticamente tutti quelli dei top driver, e il mercato sarà frenetico. Ma la Ferrari non ha fretta, e neanche Vettel: "Sono concentrato sul lavoro che sto facendo fino a fine stagione, dopo se ne parlerà". Tra le righe si potrebbe leggere il desiderio di avere qualche garanzia dal punto di vista tecnico che lo convinca a rimanere in Ferrari, e di certo la conquista del titolo mondiale darebbe garanzie sufficienti. Sul duello con Hamilton invece è netto: "Io non faccio battaglie psicologiche con Lewis, non penso di avere più o meno pressione di lui, a me interessa solo guidare e vincere in pista". 

Il pilota inglese è apparso il meno in forma di giornata, perlomeno dalle risposte date in conferenza stampa, pur non rinunciando al suo solito video in diretta sul telefonino. Mentre Alonso e Vettel si stuzzicavano -simpaticamente- a vicenda su ipotetiche battaglie in pista, Hamilton è stato relegato nel secondo gruppo di piloti a fare da 'balia' a Max Verstappen e Marcus Ericsson. "Tutta una serie di dettagli non hanno funzionato in Russia, e la finestra di funzionamento delle gomme ci ha dato problemi. Sono felice per il team comunque, la vittoria di Valtteri è stata importante per noi". Qualcuno gli ricorda che solo 12 mesi fa l'incidente con Rosberg fu un imbarazzo per la squadra e un episodio che lo rese furioso: "Solo un incidente di gara" minimizza lui, "superato agevolmente" aggiunge spavaldo. Sulle indiscrezioni secondo cui dopo quel contatto fosse così furioso, addirittura da minacciare di lasciare la squadra, Lewis non risponde. 

Di quell'episodio beneficiò proprio un giovanissimo Max Verstappen, alla sua prima gara in Red Bull, appena promosso dalla Toro Rosso. Ma cosa è cambiato da quell'episodio? "Ha preso la patente" scherza Hamilton, mentre in realtà l'esperienza e la comprensione della macchina e di gestione della gara che il giovane olandese ha maturato in un anno con il team austriaco dovrà confrontarsi con i nuovi sviluppi portati qui dalla squadra, giudicati "consistenti e in tutte le aree" dallo stesso Verstappen. 

Appuntamento in pista domattina dalle ore 10 con la FP1.

Stefano De Nicolo' @stefanodenicolo