L’accordo sembrava ormai cosa fatta. Come anticipato nelle scorse settimane, il prestigioso brand Aston Martin era pronto a rientrare in Formula 1, dopo le voci che lo avevano collegato alla Red Bull nell’ambito dell’operazione (poi fallita) di fornitura dei propulsori Mercedes al team di Milton Keynes. Stavolta era la Force India la scuderia al centro di una manovra commerciale che avrebbe portato la squadra di Vijay Mallya ad effettuare un’operazione di rebranding in grado non solo di regalare nuova visibilità al team, ma anche di riportare in auge un nome storico nella massima categoria, dove era già stato presente in qualità di costruttore nelle stagioni 1959 e 1960, prima di legare il proprio nome principalmente alle competizioni in ambito Endurance.

L’operazione pareva ormai pianificata nei dettagli: da un lato il marchio britannico, il cui 5% è attualmente nelle mani della Mercedes che, come noto, fornisce le Power Unit alla scuderia indiana e che in futuro doterà di propri propulsori anche le vetture di serie marchiate Aston Martin. Dall’altro la Force India che, forte del recente accordo di sponsorizzazione con il brand di prodotti alcolici Johnnie Walker, avrebbe proseguito con un altro colpo importante il proprio cammino di rilancio e crescita nel Circus. Eppure, come rivelato da un’autorevole fonte (il settimanale Autosprint), le trattative sembrerebbero aver subito un brusco stop. Il motivo? Le differenze culturali e religiose tra Islam e Occidente, evidenziatesi in maniera drammatica nelle ultime settimane con i noti fatti di Parigi, avrebbero portato all’arresto delle discussioni per una questione legata… agli alcoolici.

L’azionista di maggioranza dell’Aston Martin, infatti, è il fondo sovrano del Kuwait. Il quale avrebbe bloccato in extremis l’operazione, valutando come incompatibile un proprio investimento associato alla figura di Vijay Mallya (da sempre impegnato nel business legato ai prodotti alcolici) nonché alla presenza dello sponsor Johnnie Walker sulle livree delle vetture. Insomma, di fronte all’alcool gli sceicchi islamici hanno detto no. Troppo importante la differenza di vedute sotto tale punto di vista, frutto di una lontananza culturale che, di fatto, ha impedito la realizzazione di un accordo che avrebbe rappresentato sicuramente un toccasana per tutta l’immagine della Formula 1. Ovviamente, come spesso succede in questi casi, mai dire mai: ma la sensazione è che si sia persa una grande occasione.

Marco Privitera