Tra i vari piloti che hanno scolpito il proprio nome nell’albo della corsa monegasca, ce n’è uno che si erige su tutti gli altri. Stiamo parlando naturalmente di Ayrton Senna. Il compianto pilota di San Paolo detiene tutt’oggi il record di vittorie (ben sei, di cui cinque consecutive) e di pole position (cinque). Come un abile pittore che si arma dolcemente dei pennelli per dipingere le proprie opere d’arte, così il brasiliano riusciva a realizzare autentici capolavori tra le impervie e tortuose stradine del Principato. Sublimi e perfette traiettorie che facevano la differenza sul resto della concorrenza.

Il mondo della F1 scopre il talento di Senna proprio a Montecarlo il 3 giugno 1984. A bordo della modesta Toleman, Senna non brilla in qualifica centrando il 13° posto. La domenica il maltempo si abbatte sul Principato, con un violento nubifragio. La pioggia rallenta gli altri, ma non il funambolo pilota brasiliano che nel periodo di militanza nei kart – grazie all’aiuto del suo storico preparatore Tchê – si era allenato duramente per “sconfiggere” questo limite che riuscirà a trasformare in preziosa abilità (ricordate Estoril ’85 e il capolavoro di Donington del 1993?). Malgrado le condizioni estreme la gara si disputa, con Senna che riesce a scalare la classifica portandosi in seconda posizione alle spalle del leader di gara Alain Prost.

Nonostante una monoposto top, come la McLaren-TAG Porsche dell’epoca, il francese perde mediamente tre secondi al giro nei confronti di un indiavolato Senna che si porta a soli 2” dalla MP4/2 numero 7. Mentre il brasiliano comincia a fiutare la possibilità del colpaccio, il direttore di gara Jacky Ickx espone la bandiera rossa. Corsa interrotta al 32° giro e vittoria che va a Prost. Suo malgrado, Senna deve accontentarsi della piazza d’onore che sa di beffa vista l’incredibile rimonta. Ma è l’inizio del mito.

Terminata la prima stagione in F1, conclusa al nono posto, Ayrton saluta la Toleman e abbraccia la causa della Lotus che dispone del potente turbo Renault. Nel triennio (1985-87) al volante della monoposto britannica, il brasiliano centra il podio in due occasioni: nell’edizione del 1986 arriva terzo mentre l’anno seguente coglie la prima delle sei vittorie sul tracciato monegasco. Dopo l’esperienza in Lotus giunge l’ora del grande salto che avviene col passaggio in McLaren, dove forma una line-up da “fuoco e fiamme” con Prost. La dura legge di Monaco colpisce anche il brasiliano nel 1988. Al sabato coglie una pole straordinaria (Prost 2° paga un ritardo di 1”4!) ma in gara è costretto al ritiro per un banale errore al Portier, regalando il successo al compagno/rivale.

Come capita spesso in questi casi, i campioni imparano dai propri errori… e così dopo la battuta d’arresto del 1988, nel quinquennio seguente Senna diviene imbattibile a Montecarlo. Dei cinque trionfi consecutivi colti nel Principato, svetta senza dubbio la vittoria centrata nel 1992, edizione in cui il pilota brasiliano riesce ad avere la meglio sulla Williams-Renault di Nigel Mansell. Quest’ultimo, dopo una forsennata rimonta, è costretto ad accontentarsi della seconda piazza nonostante i disperati attacchi nelle tornate concluse della corsa. Sul Leone d’Inghilterra, Senna aveva dichiarato: «Se Mansell è in giornata e ha l'auto giusta, è impossibile cercare di tenerlo dietro. Ti sorpasserà, anche sopra la testa, ma ti sorpasserà!». Ma quel 31 maggio 1992 la storia va diversamente, col brasiliano che si oppone al rivale con un’eroica resistenza.

L’ultima perla Senna la regala nella stagione seguente, quando alla guida di una McLaren (spinta dal modesto motore Ford-Cosworth) ottiene il sesto centro in carriera tra le stradine del Principato, battendo il record di cinque successi che apparteneva a Graham Hill. Malgrado una vettura poco competitiva, il brasiliano – grazie anche alla sua infinita classe – riesce ad ottenere ben cinque vittorie nel 1993 prima che il destino lo innalzi sull’altare dell’immortalità il 1 maggio 1994.

Piero Ladisa