GLI ALBORI. Nelle prime sei edizioni della corsa britannica i piloti d’oltremanica devono inchinarsi alla strapotere di Alfa Romeo (Nino Farina, primo pilota a vincere un GP di F1) e Ferrari (due vittorie a testa per José Froilan Gonzalez e Alberto Ascari), cogliendo la piazza d’onore con Reg Parnell (1950) e un terzo e secondo posto con Mike Hawthorn (1952, 1953). Il primo storico successo viene centrato sul tracciato di Aintree il 16 luglio 1955 da Stirling Moss che precede Fangio e Kling formando un podio tutto Mercedes. Due anni dopo, sempre ad Aintree, il “Re senza corona” bissa il successo in coppia con il connazionale Tony Brooks. Nel 1958 si torna a Silverstone e i britannici dominano la scena monopolizzando il podio: vince Peter Collins davanti a Mike Hawthorn e Roy Salvadori. Quello di Collins è anche l’ultimo trionfo inglese degli anni ’50.

JIM CLARK SUPREMACY. Il decennio degli anni ’60 si apre subito con un doppio piazzamento a podio, ottenuto a Silverstone, con John Surtees e Innes Ireland. Nel 1962, grazie a Jim Clark, un pilota d’oltremanica torna a salire sul gradino più alto del podio. Le successive tre edizioni portano ancora la firma di Jim Clark, che ha la meglio sui connazionali Graham Hill e Surtees. Le ultime due vittorie “made in England” del decennio vengono centrate nuovamente da Clark (1967) e da Stewart (1969, anno della prima affermazione iridata di Sir Jackie).

GLI ANNI ’70. Un decennio poco felice per i britannici, che ottengono solo due vittorie davanti ai propri supporters. Il primo acuto porta la firma di Jackie Stewart che, nell’edizione del 1971 disputata a Silverstone, riesce ad avere la meglio sulla March di Ronnie Peterson e la Lotus di Emerson Fittipaldi. Per ritrovare un britannico sul gradino più alto del podio bisogna però aspettare sei anni (1977), grazie al successo di James Hunt. Proprio lo stravagante pilota della McLaren, nell’edizione dell’anno precedente disputata a Brands Hatch, aveva vinto ma era stato successivamente squalificato.

GLI ANNI ’80. Anche questo decennio, come quello precedente, è povero di affermazioni britanniche. In 10 appuntamenti, divisi tra Silverstone e Brands Hatch, i piloti d’oltremanica riescono a prevalere solo in tre occasioni. Una con John Watson (1981, coincisa con la prima vittoria McLaren della gestione Ron Dennis) e le restanti due con Nigel Mansell (1986-87). Nel trionfo del 1987 il “Leone d’Inghilterra” è protagonista di un serrato duello con l’allora compagno di squadra in Williams, Nelson Piquet. Nelle convulse fasi finali di gara i due danno vita a un bellissimo “corpo a corpo” sul rettilineo dell’Hangar Straight, con Mansell che ha la meglio sul brasiliano alla staccata della Stowe mandando in visibilio la folla inglese che al termine della gara fa invasione di pista per omaggiare il proprio beniamino.

DA MANSELL AD HAMILTON. Se gli anni ’80 si chiudono nel segno di Mansell, il decennio successivo si apre nel nome di… Mansell. Il pilota di Upton-upon-Severn s’impone nel 1991 (edizione ricordata ancora oggi per il passaggio dato a Senna proprio da Mansell nel giro di rientro ai box) e nel 1992, annata quest’ultima che vede l’inglese dominare grazie a una straordinaria Williams. Le note di “God Save the Queen” tornano a risuonare nel 1994 grazie al trionfo di Damon Hill, in una gara contraddistinta dalla squalifica di Michael Schumacher. Nell’edizione successiva del Gran Premio di Gran Bretagna l’inglese e il tedesco si rendono protagonisti di una collisione – simile a quella andata in scena ad Adelaide l’anno prima –  con la vittoria (la prima in carriera) che va a Johnny Herbert. Dal trionfo del pilota della Benetton passano quattro anni prima di rivedere un britannico al top nella corsa di casa. Ad interrompere questo digiuno è David Coulthard (1999), che fa sua anche l’edizione del 2000. L’ultimo pilota capace di trionfare dinanzi ai propri tifosi è stato Lewis Hamilton: l’attuale campione del mondo in carica vanta un successo ottenuto ai tempi della McLaren (2008) e due conquistati con la Mercedes (2014, 2015).

Piero Ladisa

{jcomments on}