Secondo Autoweek, in ogni caso, il business legato alla Formula 1 potrebbe vedere aumentate le proprie entrate addirittura di 180.000.000 dollari, in virtù del crollo della sterlina con conseguente diminuzione del potere d'acquisto della moneta inglese. Il motivo è facilmente spiegabile dal fatto che "la maggior parte dei pagamenti che riceviamo dalle nostri controparti sotto i nostri contratti commerciali sono effettuati in dollaro USA", secondo quanto dichiarato da una fonte all'interno della FOM. Di contro, i pagamenti al personale di oltre 350 unità sono effettuati in sterline, quindi anche un neofita in materia di finanza converrà sul fatto che il Brexit è stato una manna dal cielo per una Formula 1 (e per "Mister E") assetata di soldi. 

L'ultimo bilancio pubblico della Formula 1, riferito al 31 dicembre 2014, ha rivelato un fatturato pari a 1,8 miliardi di dollari, derivanti per la maggior parte da broadcasters e dalle organizzazioni della gare ma anche da pubblicità, sponsorizzazioni, hospitality e fonti varie. Facile prevedere che queste entrate siano destinate ad aumentare...

Ma oltre ad Ecclestone, anche ben otto squadre del Circus, con sede in Gran Bretagna, potrebbero sorridere in virtù dei pagamenti e dei premi effettuati in dollari che potrebbero risollevare le finanze disastrate di parecchie di queste scuderie.

Ma c'è chi potrebbe piangere a causa del Brexit, come gli organizzatori di parecchie gare in Europa (e non solo) che potrebbero vedere cancellate le loro date dal calendario di una Formula 1 sempre più "povera" di eventi in terra europea. Come nel caso di Silverstone che deve la maggior parte del suo reddito alla vendita dei biglietti (ma in sterline), però a fronte di una spesa di 25,5 milioni di dollari sostenuta per avere il diritto a disputare il Gran Premio di quest'anno.

Ma sono altre le location che potrebbero rischiare l'uscita dal calendario: "Il prossimo calendario della Formula 1 perderà uno o due appuntamenti europei. Non posso dire quali ma i nuovi Paesi che entreranno non saranno europei. La F.1 d’altronde non è un Europeo ma un Mondiale", la secca replica di Ecclestone a chi gli chiedeva gli effetti del Brexit sulla Formula 1.

Facile ipotizzare che a rischiare possano essere Monza e Hockenheim, ma anche il Canada. Ma mentre per la location brianzola si spera che non debbano esserci problemi, con il presidente dell’ACI Sticchi Damiani ottimista di chiudere entro un mese la querelle sul rinnovo, non sono propriamente rose e fiori per la Germania (Nurburgring ha già rinunciato al 2017) e per Il Canada, il quale ha una serie di interventi da realizzare ma deve ancora stanziare i fondi.

Non è dato sapere se sia uno dei bluff di Mister E o sia la logica conseguenza di un movimento sempre più alla ricerca di soldi, ma ai microfoni della Reuters Ecclestone non ha nascosto la soddisfazione per l'esito di un referendum da lui sempre caldeggiato: "Ho sempre sostenuto questa iniziativa. Credo che sia la soluzione migliore e che ci dobbiamo governare da soli. Se hai qualcosa di buono da vendere e si tratta di un buon prodotto offerto al giusto prezzo, la gente lo acquisterà, siano essi cinesi, italiani o tedeschi".

Ed è proprio quello che si auspica il padrone della FOM che, in barba a storia e tradizione, non ha esitato a privare la Formula 1 di piste intrise di leggenda.

Vincenzo Buonpane

 

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