Max Vestappen, uno “Schumi 2.0”. Spesso, per colui che è diventato l’unico olandese ad aver vinto una gara in Formula Uno, il paragone è venuto fuori. Prima ancora del suo debutto, le gesta del baby Verstappen nelle categorie minori si erano guadagnate la fama di “fenomeno”, tanto da prospettare una carriera degna dell’imperatore di Kerpen. Arrivato nella massima formula solo l’anno scorso, questo week end è stato il primo in cui a Max è stata data l’opportunità di guidare una vettura competitiva. Risultato? Gli è bastata la prima. Dopo una grande qualifica che gli è valsa la seconda fila in griglia, l’olandesino volante ha guidato come se fosse lì tra i grandi da sempre. Partito aggressivo (sorpassando Vettel all’esterno di curva 3), ha tenuto per la prima fase di gara il ritmo della vettura gemella, tirando fuori nella seconda parte una costanza incredibile ed una tendenza all’errore pari a zero, nonostante dietro di lui ad attaccarlo, ci fosse il Kimi Raikkonen più in palla degli ultimi anni. Vittoria per il figlio di Jos, e lacrime per parecchia gente vestita da bibita, per una domenica che è gia nella storia in quanto è stato disintegrato il record del più giovane vincitore nella storia della Formula Uno. Se questo è il modo in cui guida su una vettura che non conosce e per di più al debutto, il resto della compagnia farà bene a iniziare a preoccuparsi, visto che d’ora in poi, essendo diventato pilota ufficiale Red bull, se lo ritroveranno tra i piedi tutte le domeniche. L’impressione è che ci troviamo di fronte alla nascita di una nuova stella, destinata a dominare la scena della massima categoria per molti anni a venire.  Appare sempre più nitida ora, la manovra dei giorni scorsi di Helmut Marko…

Curva 4, disastro argentato. Erano partiti come al solito dalla prima fila e avevano mantenuto la testa della corsa dopo la prima curva come sempre. Tutto “normale”, insomma, per i piloti Mercedes. Ma arrivati alla curva numero 4 del primo giro, è successo quello che nessuno poteva mai aspettarsi: una mappatura sbagliata che ha fatto perdere velocità a Rosberg ha provocato nella testa di Hamilton l’istinto "animale" di voler superare subito il compagno (fino a lì davanti a lui), cercando un “interno” un po’ ottimistico e garibaldino (specie sapendo che Nico non gli avrebbe certo agevolato la manovra). L’epilogo è scontato: “patatrac” incredibile fra i due, con entrambe le Frecce d’argento nella ghiaia. Difficile dare colpe all’uno o all’altro (che infatti non hanno subìto penalizzazioni), ma è certo che da due campioni del loro calibro una manovra del genere, con ancora 66 giri da disputare, è risultata assolutamente inconcepibile (“stupida”, secondo Niki Lauda). Davanti a tale scena sui monitor, tante sono state le bocche aperte e incredule dentro al box della corazzata tedesca. C’è da dire però che, nonostante tutto, anche in questo frangente gli uomini della stella a tre punte hanno dimostrato una grande professionalità gestendo magnificamente la situazione, con i piloti che non hanno manifestato alcun rammarico o disappunto e con i vertici del team bravi a smorzare subito gli animi. Anche perché, diciamoci la verita: è vero che hanno buttato un sacco di punti per la potenziale doppietta che potevano portare a casa, ma è anche vero che la concorrenza continua ad apparire lontana anni luce da loro. E nonostante un week end da dimenticare, il mondiale continua ad apparire un affare privato. Ok per la magra figura, ma poco cambia in termini di lotta per l’alloro finale. Fatta eccezione ovviamente per Hamilton, che sarà sicuramente quello meno contento in quanto si ritrova con una gara in meno per cercare di recuperare punti al compagno. Ma la stagione è lunga, e ancora tutto può succedere.

Ferrari, non ci siamo assolutamente. Nella domenica che doveva rappresentare il riscatto per la casa di Maranello, e con l’invito a dominare l’evento derivato dalle scintille fra i fanti della muraglia d’argento, le due Rosse non sono state in grado di raccogliere i frutti che pensavano di aver seminato gia dall’inverno pre-stagionale. Nonostante l’assenza Mercedes (indicata dalla stessa Ferrari come “unico” avversario), Raikkonen e Vettel nulla hanno potuto contro l’arrembanza di una sorprendente Red Bull, che ha messo in riga le Rosse in qualifica prima ed in gara poi. Ma la vettura del Cavallino non doveva essere “vicina” alle prestazioni dei tedeschi? Non dicevano di essere sicuri di giocarsi il mondiale quest’anno? La realtà della pista, purtroppo, ha messo la compagnia di Arrivabene dinnanzi ad una cruda verità. Inutile parlare di sfortuna, casualità o errori altrui. L'evidenza è che il team è moltolontano dall’essere competitivo per il Mondiale, e la Red Bull appare sempre più in grado di agguantare la piazza 2 nell’ordine delle monoposto competitive. E’ vero che Kimi e Seb sono arrivati entrambi sul podio, ma il week end spagnolo rimane forse la bastonata più forte della stagione. Con le Mercedes fuori e una Red Bull su 3 ruote, infatti, non arrivare almeno secondi e terzi era praticamente impossibile. Così non ci siamo. Serve ben altro per poter sperare di scalfire l’armatura blindata di Stoccarda. E’ vero che il Mondiale è lunghissimo, ma i punti se ne vanno e gli entusiasmi anche. Brutto da dire, ma guardando l’evolversi del campionato, le uniche alternative credibili al dominio Mercedes in qualche occasione, sembrano poter essere solo le lattine austriache…

Kvyat, tapiro d’oro honoris causa. Prendendo spunto dal famoso premio della nota trasmissione satirica, è impossibile non menzionare il "povero" Daniil Kvyat. Nella conferenza stampa di giovedì aveva giudicato inspiegabile la scelta di Helmut Marko di scambiare il suo sedile con quello di Verstappen. “Risponderò coi risultati in pista – aveva detto – dimostrando a Marko che si sbaglia”. E le risposte dalla pista in effetti, sono sì arrivate, ma a conferma della teoria di Marko. L’olandesino ha dominato la corsa, alla prima uscita con la stessa macchina che Daniil ha guidato per più di una stagione ottenendo "solo" 2 podi, mentre il russo è arrivato decimo, staccato di un’eternità dal nuovo compagno Carlos Sainz (6°). Per quanto possa essere antipatico vedersi levare il sedile da sotto il sedere a stagione in corso, la realtà dice che in amministrazione Red Bull hanno avuto ragione, e che tra i quattro piloti dei “bibitari”, attualmente Kvyat è quello meno promettente. Dispiace, ma è cosi.

Petizione per vietare alle Mercedes di disputare tutte le gare. Per concludere, una parentesi ironica su quanto offerto dal Montmelò. Tolte di scena le due Frecce d’Argento, si è assistito al Gran Premio più bello degli ultimi lustri, con ben quattro piloti a giocarsi la vittoria fino agli ultimissimi giri. Questo sottolinea ancora di più la forza di Stoccarda, e il perché la Federazione continui incessantemente a cercare una soluzione per uniformare le prestazioni fra i team ed evitare lo strapotere di una singola scuderia. Forse siamo di fronte alla soluzione: per aumentare lo spettacolo, basta chiedere gentilmente ai tedeschi di buttarsi fuori ogni 2 o 3 gare. Semplice no? Chissà, magari accettano…

Appuntamento ora fra due settimane con la “roulette” (è proprio il caso di definirla cosi) della pista del Principato di Monaco, dove l’insidia è sempre in agguato. Una pista dove le Red Bull (grazie alle loro doti telaistiche) andranno sicuramente forte, e dove la Mercedes vorrà spazzare via l’ombra di Barcellona. Senza dimenticare che la Ferrari dovrà per forza cominciare a vincere qualcosa se vuole rendere credibili le “idilliache” dichiarazioni dell’inverno scorso. Staremo a vedere…

Daniel Limardi  

 

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