Dopo Hill, un altro campione figlio d’arte. Prima di analizzare le fasi di gara, è un dovere iniziare parlando di Nico Rosberg. Dopo Damon Hill nel 1996, il figlio di Keke è l’unico altro pilota ad aver portato in casa la coppa più ambita da esporre accanto a quella di papà. Nico ha disputato una stagione impressionante, prevalendo di testa e costanza sul talento fuori norma del compagno di colori. Lewis Hamilton, su uguale vettura, è la disgrazia peggiore che possa capitare ad un pilota di Formula Uno che aspira a diventare campione del mondo, e nonostante questo sia già sufficiente a smontare i sogni di gloria anche del più insensibile fra i piloti, il biondino tedesco non si è tirato indietro e ha messo mano a tutto quel che aveva per rasentare la perfezione. In questa stagione non ha sbagliato “mai”, arrivando ad essere sempre veloce e perfetto, e raccogliendo ogni singolo punto che ha trovato per strada. Nelle gare dov’era più forte ha vinto, e dove il compagno prevaleva lui ha seminato. Non si è mai scoraggiato e ha tenuto duro anche quando le cose sembravano girar male. La gara di Abu Dhabi poi, con la (giusta) idea di fare il tappo di lusso da parte di Hamilton, è stata la consacrazione che sigilla il titolo: Nico ha mostrato di avere il pieno controllo di nervi e pressione in una situazione insostenibile per chiunque. Titolo insindacabile e meritatissimo dunque, con il nome già negli annali della massima categoria. Grande Rosberg, nuovo campione del mondo di Formula Uno.

Pronti via, tutto liscio. Iniziamo l’analisi vera e propria del Gran Premio dalla partenza. Il via era forse il momento più preoccupante nella testa di Rosberg, con Hamilton in pole position e una prima curva che poteva nascondere insidie alle spalle. A semafori spenti però tutto è filato liscio, e dopo la prima curva quasi nulla è cambiato. Tranne per il testacoda di Max Verstappen che si è toccato con Hulkenberg ed è ripartito ultimo. L’episodio ha ravvivato subito la gara, con l’olandese volante a lanciarsi in un’incredibile rimonta che lo ha riportato nel gruppo dei primi, complice una strategia a unica sosta (contro la doppia degli altri) e all’aiuto "insolito" di Lewis Hamilton che ha rallentato il gruppo. Chissà la delusione per Lewis, quando ha visto girarsi proprio colui che sicuramente era il pilota più accreditato per poter rovinare la festa di Rosberg. Ma le gare sono fatte così e, almeno in quelle fasi, i ringraziamenti più grandi li avrà mandati proprio lo stesso Nico.

La passeggiata di Hamilton. Una cosa è stata subito evidentissima durante la gara: Lewis Hamilton, praticamente dal primo giro, ha cercato di fare l’unica cosa che poteva inventarsi per vincere il mondiale, e cioè entrare in modalità “tappo”. Strano a dirsi quando si parla dell’inglese, ma per tutta la corsa l’ormai ex-campione del mondo è stato “lentissimo”. Ovviamente il tutto era voluto e premeditato dal numero 44, il quale sapeva che anche con la vittoria della corsa, non sarebbe riuscito a laurearsi campione del mondo a meno che Rosberg non fosse scivolato oltre il terzo posto. Lewis le ha provate tutte, infischiandosene del team radio che gli imponeva di accelerare e “sfilando” ad un ritmo di oltre un secondo più alto rispetto a quello che avrebbe potuto tenere. Purtroppo per lui però, la furba strategia non è bastata, dato che la superiorità Mercedes è talmente ampia rispetto agli altri, che nemmeno ad andatura turistica il resto del gruppo è mai riuscito ad impensierire veramente il numero 6. Tranne che per gli ultimi giri, quando Vettel su gomma più performante è riuscito ad arrivare a ridosso delle frecce d’argento. Troppo tardi però per rappresentare un problema serio, visto che Rosberg ha vinto il Mondiale contenendo la situazione.

Nico, che rischio con Max. Il momento più delicato ed emozionante della gara (non per Rosberg, ovviamente...) è arrivato al giro 20, quando per via della differenza di strategia Max Verstappen si è ritrovato dietro Hamilton e davanti a Nico. Conoscendo l’aggressività e forse anche il poco “riguardo” del figlio di Jos, il numero 6 nonostante un passo superiore ha cercato in tutti i modi di “non” attaccare la Red Bull, temendo un possibile contatto che avrebbe fatto sfumare il sogno di una vita. Il resto del gruppo che risaliva però, con in aggiunta lo spauracchio di possibili undercut che avrebbero potuto buttare Rosberg giù dal podio, ha costretto il team di Stoccarda a chiedere al tedesco di sorpassare. Detto fatto: Rosberg ha obbedito subito al comando, attaccando il rivale e facendogli vedere che il passo reale sarebbe potuto essere un altro, tirandogli una prima staccata furibonda utile per metterlo in crisi. Il giovane Max però non ha mollato, cercando di tenere giù il piede per non perdere la posizione. Alla curva successiva, Nico ha avuto una trazione migliore sopravanzando agilmente l’olandese, il quale si è però rimesso in scia tentando un ultimo attacco disperato, smorzato però da Rosberg che si è difeso coi denti portando quasi a muro l’avversario. La manovra è valsa a Nico il secondo posto in gara e gli applausi del team. Ma che paura!!

Vettel, strategia azzeccata. Come anticipato, nelle fasi finali della corsa Vettel ha rappresentato l’unico vero problema per Nico Rosberg. Partito quinto dalla griglia, il ferrarista ha “puntato” sulla strategia al rallentatore di Hamilton, allungando il proprio stint centrale per poter montare sul finale una mescola più performante rispetto agli altri. L’azzardo ha pagato, e negli ultimi giri Seb si è ritrovato fra le mani una vettura velocissima, abbastanza per superare sia il compagno di squadra che le due Red Bull, fino ad arrivare persino ad insidiare il duo di vertice. La vittoria era forse ad un passo, ma probabilmente Vettel non ha voluto rischiare di fare da arbitro nella lotta al titolo. Anche perché, diciamoci la verita: Seb sapeva benissimo che vincere sarebbe stato impossibile, dato che il passo Mercedes in caso di emergenza sarebbe potuto sicuramente essere ben più veloce. Buon podio in rosso comunque, a cercare di dare un po' di morale ad una squadra alle soglie della "depressione". Fortunatamente per loro il 2016 è finito, e visto il disastro prestazionale sarebbe proprio il caso di tirare fuori un progetto vincente per l’anno che verrà. Un piccolo consiglio ci sentiamo anche di darlo: visti i precedenti, quest’inverno forse sarà il caso di tenere un basso profilo. Una figuraccia come quella 2016, dopo i proclami di gloria del pre-mondiale, un marchio come la Ferrari forse farebbe meglio ad evitarla...

Finisce un’era. Per concludere, nota doverosa alla Formula Uno che verrà. Con la gara di Yas Marina, si chiude un ciclo tecnico per la massima categoria. Come ormai noto, il prossimo anno ci sarà una nuova rivoluzione, e tanti valori in campo potrebbero cambiare. Questi tre anni di epoca Power Unit con il regolamento tecnico uscente, hanno visto il predominio assoluto da parte di una sola scuderia, capace di conquistare 55 delle 58 pole position in palio, di vincere 50 delle 58 gare previste, di dominare i campionati costruttori e di piazzare sempre entrambi i propri driver ai primi due posti delle classifiche piloti. Non si sa se il prossimo anno Mercedes riuscirà ad essere ancora così superiore, ma quello che è certo è che la storia non ricorda nessun altro dominio di questa portata. Un team, una macchina e due piloti, apparentemente senza punti deboli: forti nelle piste veloci cosi come in quelle lente, dominatori sia nel giro secco che nel passo gara, costantemente velocissimi e con tendenza all’errore da parte degli alfieri pari a zero. Senza dimenticare che ci siamo trovati di fronte ad un pacchetto vettura praticamente indistruttibile, con la media di rotture meccaniche più bassa di quanto ogni statistica possa ricordare. Il futuro è sicuramente imprevedibile, ma per quello che hanno fatto, a Stoccarda meriterebbero davvero un applauso di 92 minuti, come quello citato da Fantozzi per le critiche alla “corazzata potionkin”. Grande Mercedes. Che lavoro...che macchina!

Daniel Limardi

 

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