Un gentleman nel vero senso della parola. Quasi nessuno ha mai parlato male di Mika Hakkinen, un pilota che ha saputo affiancare ad un talento sopraffino, una cordialità che raramente si è vista in un pilota di vertice della Formula 1. Il finlandese volante, secondo scandinavo dopo Keke Rosberg a conquistare un titolo iridato, è stato l'unico in grado di battere Michael Schumacher nel suo periodo aureo. Un grande avversario che Schumi ha sempre rispettato e da cui ha imparato molto.

Hakkinen ha corso in Formula 1 per dieci anni, dal 1991 al 2001. Arrivò in McLaren nel '93, dove corse le ultime gare della stagione, per poi riempire il vuoto lasciato da Ayrton Senna l'anno successivo. Fu proprio nel '93 che si guadagnò il soprannome di finlandese volante. Nel Gran Premio d'Australia Mark Sutton, un fotografo inglese, immortalò la MP4/8 librarsi in aria dopo aver preso un cordolo e Hakkinen, dimostrando il suo incredibile charme, la autografò divertito esclamando: "Look at there! It's a flying finn!".

Nel corso della sua carriera fu protagonista anche di un terribile incidente. Era il 1995, ultimo appuntamento della stagione, circuito di Adelaide: sulla sua McLaren, probabilmente a causa di un cordolo, scoppiò lo pneumatico posteriore sinistro e andò a sbattere violentemente contro le barriere. Mika entrò in coma per due giorni, riportando una frattura cranica, che gli causò anche seri problemi di udito in seguito.

Ma la svolta della sua carriera arrivò nel 1998, quando a Woking approdò Adrian Newey: finissima grafite britannica, da cui sono uscite vetture dominanti, come le Red Bull di Vettel, o le Williams di Mansell, Prost, Hill e Villeneuve. L'ingegnere di Sua Maestà creò una McLaren superba per il Mondiale '98. La classe di Hakkinen fece il resto, arrivò così il primo titolo mondiale per il finlandese, che bissò anche la stagione successiva, dove approfittò dell'infortunio occorso a Schumacher in quel di Silverstone, per centrare un meritatissimo bis.

In questa sua avventura nel mondo della Formula 1, Mika Hakkinen è sempre stato contraddistinto dal suo casco. Il suo semplice ma meraviglioso casco Arai. Devo confessare di avere un debole per l'elmo del finlandese. Un design minimale, ma elegantissimo. I colori della Finlandia abilmente utilizzati per creare un disegno impossibile da confondere, immediatamente riconoscibile, come dovrebbero essere i migliori loghi.

Fondo bianco, semplice, con tre bande parallele che corrono lungo tutta la circonferenza mediana. Colori a sfumare dal basso verso l'alto: ciano per la prima fascia ceruleo la seconda e il blu Navy per la striscia più alta. Stesso colore di quest'ultima era anche la calotta superiore del casco.

Il bianco del fondo, limitato a una banda divisoria fra la calotta e la prima riga di colore, era sfruttato per apporvi il lettering del main sponsor McLaren. Prima Marlboro, poi West, per poi diventare semplicemente "MIKA", con l'abolizione degli sponsor legati alle industrie del tabacco. Mentre il bianco della parte inferiore, quello della mentoniera, trovavamo gli altri sponsor, anche personali del pilota, come la vodka "Finlandia". Nella parte frontale della calotta, al centro, vi era la stella a tre punte della Mercedes, fornitrice di motori della scuderia di Woking.

Mika Hakkinen si ritirò al termine della stagione 2001. Lo fece in maniera discreta, come si è sempre comportato quando era un pilota. Non ne poteva più di quella vita da nomade che ti costringe il Circus. La ex moglie Erjia era sempre in pensiero per lui, soprattuto dopo l'incubo dell'incidente vissuto nel '95, ormai era diventato anche padre. Preferì alzare il piede dall'acceleratore e godersi una serena vita privata.

Dopo il suo ritiro dal mondo della Formula 1, Hakkinen rilasciò una dichiarazione: "Stavo percorrendo il tunnel di Montecarlo, quando a un certo punto non sentii più la macchina, mi fermai ai box per vedere se c'era qualche problema e quando mi dissero che era tutto a posto allora capii che era il momento di lasciare".

Alessandro Gazzoni