Per concludere nel migliore dei modi il 2015 ci sembra giusto parlare di un pilota italiano del passato. Oggi raccontiamo infatti la storia di Andrea De Adamich, per i più giovani volto noto soprattutto per il suo ruolo da giornalista, mentre in molti non conoscono a sufficienza i suoi trascorsi in Formula 1. Un pilota che nel corso della sua breve carriera ha avuto l'opportunità di gareggiare per scuderie prestigiose come Ferrari e McLaren, ma che è anche stato vittima di due brutti incidenti, il secondo dei quali ha messo anticipatamente fine alla sua carriera.

Andrea De Adamich nasce il 3 ottobre 1941 a Trieste. Inizia a correre quando è ancora studente di legge, partecipando nel 1962 al Campionato Italiano Velocità Montagna con la Triumph TR3 della Scuderia Trivellato, classificandosi al secondo posto. L'anno dopo disputa il campionato di Formula Junior, durante il quale viene notato da Mario Angiolini che gli offre un sedile nella scuderia Jolly Club. Nel 1965 vince il campionato italiano di Formula 3: questo gli vale l'ingaggio in Autodelta e l'anno successivo diventa campione europeo Turismo al volante dell’Alfa Romeo GTA Coupé, confermandosi anche l’anno successivo. L'anno dopo partecipa a diverse gare della categoria Sport con l'Alfa Romeo T33 e attira l'attenzione della Ferrari che lo chiama pochi mesi dopo la morte di Lorenzo Bandini.

De Adamich ricorda così l'incontro con Enzo Ferrari nel libro “Temerari. Ricordi da corsa dei cavalieri del rischio” di Danilo Castellarin: "Ferrari aveva un atteggiamento paterno. Mi propose la stagione con la F2 insieme a Tino Brambilla (fratello maggiore di Vittorio) oltre a sei gare in Formula 1. Poi, senza perdere tempo, mi chiese se volevo provare la 312 F1 sulla pista di Modena, che io non conoscevo". In quella prova realizza un ottimo tempo, dopodiché gira a Monza, dove fa segnare un tempo più veloce rispetto a quello del pilota ufficiale Chris Amon durante le qualifiche del Gran Premio d'Italia. Dopo un ulteriore test a Vallelunga partecipa al Gran Premio di Spagna, gara non presente nel calendario ufficiale di Formula 1. Giunge in quarta posizione, nonostante un’ustione di terzo grado riportata ai piedi. Partecipa quindi anche a una gara di Formula 2 con la Lola–BMW. Nel 1968 fa il proprio esordio ufficiale nel Mondiale di Formula 1 con la Ferrari 312/67 nel Gran Premio del Sud Africa, ma è costretto al ritiro per problemi alla sua monoposto. In seguito partecipa alla Corsa dei Campioni, sullo storico circuito di Brands Hatch, ma durante le prove è vittima di un terribile incidente che lo costringe a tre mesi di stop forzato.

Rientra alla fine del 1968, vincendo la Temporada Argentina con la Ferrari Dino 166. Decide quindi di lasciare la Ferrari dopo un anno di permanenza, facendo ritorno nel 1969 all’Alfa Romeo nel campionato Turismo e nei Prototipi, oltre a partecipare alla Formula 5000 con la Surtees. L’anno dopo riappare in Formula 1, correndo con una Mclaren motorizzata Alfa Romeo, riuscendo ad ottenere come miglior risultato l’ottavo posto nel Gran Premio d’Italia. Nel 1971 passa quindi alla March, sempre motorizzata Alfa Romeo, ma l’anno si rivela un disastro a causa del peso del motore. Corre con l’Alfa Romeo nel campionato Sport e conquista la 1000 km di Brands Hatch e la 6 Ore di Watkins Glen. Nel 1972 cambia ancora scuderia ed approda alla Surtees, dove ottiene il suo miglior risultato in Formula 1 nel Gran Premio di Spagna, con un quarto posto che viene ripetuto anche nel Gran Premio del Belgio del 1973. Sale inoltre sul terzo gradino del podio al Daily Express Trophy.

Proprio il 1973, però, sarebbe stato il suo ultimo anno in Formula 1. Corre per la Brabham fino al Gran Premio di Gran Bretagna, gara che segna la fine della sua carriera nella massima serie. In quella circostanza, De Adamich parte in ventesima posizione. Alla fine del primo giro Scheckter si gira con la sua Mclaren alla Woodcoote, picchia contro il muro e rimbalza al centro della carreggiata, mentre sopraggiungono le altre monoposto. S’innesca quindi una carambola colossale che coinvolge anche De Adamich il quale, nel tentativo di evitare di rimanere coinvolto nell’incidente, centra in pieno la monoposto di Beltoise nella zona posteriore e finisce contro il guardrail esterno. Nel libro “Temerari” ricorda così l’incidente: “Era la mia prima gara con la Brabham BT42, un’auto molto fragile nella parte anteriore. Fui toccato da dietro e finii contro Beltoise. [..] Ero imprigionato dentro, con duecento litri di benzina alle spalle, cercavo di spostare la carrozzeria con le mani ma non ce la facevo. Impiegarono cinquatadue minuti per tirarmi fuori, segando l’auto longitudinalmente. Il mio piede era piegato a 45 gradi”.

Questo incidente mette fine alla sua carriera come pilota di Formula 1. Il 1974 è il suo ultimo anno come pilota: corre con l’Alfa Romeo, che conquista il successo assoluto nel mondiale Marche. Dopo il ritiro dalle corse intraprende la carriera di giornalista nel settore motoristico: durante il periodo 1991-1996 è il telecronista delle gare di Formula 1 sulle reti Mediaset, conducendo il popolare programma televisivo "Grand Prix". Dal 1991 ricopre inoltre il ruolo di direttore del Centro Internazionale di Guida Sicura a Varano de' Melegari, grazie al quale prosegue il suo rapporto di collaborazione ormai cinquantennale con l'Alfa Romeo.

Chiara Zaffarano

 

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