Ormai da qualche giorno non si parla d’altro. Il possibile divorzio tra Fernando Alonso e la Ferrari, da semplice rumor di mezza estate, si è col passare delle settimane trasformato in una voce (ormai non più di corridoio) sempre più concreta e insistente. Tutto ciò nonostante le smentite dei diretti interessati, anche se persino da questo punto di vista qualche “scricchiolio” è trapelato: dapprima con il famoso “quando parlerò io, potrebbe dare fastidio a qualcuno” pronunciato da Alonso prima di Singapore, ed in seguito con le dichiarazioni post-gara asiatica di Marco Mattiacci, il quale aveva dichiarato in maniera un po’ sibillina: “Alonso? Per ora resta con noi. Ha un contratto fino alla fine del 2016, ma stiamo valutando una serie di cose. Non solo oltre quella data, ma anche su come definire il rapporto”. Insomma, appare chiaro che la tensione tra lo spagnolo ed il Cavallino è ai massimi storici. Come se non bastasse, nel frattempo è arrivato anche il clamoroso ribaltone al vertice di Maranello, con Marchionne subentrato a Montezemolo dopo la lunga permanenza di quest’ultimo nel ruolo di Presidente: una mossa che potrebbe far presagire ulteriori novità nell’ottica della tanto decantata discontinuità. Anche sul fronte piloti.

Eppure, una separazione tra l’asturiano e la Rossa, al termine di cinque stagioni condite da 11 vittorie, 4 pole position e zero titoli, apparirebbe a questo punto plausibile e sensata per una serie di motivi. Innanzitutto, dal punto di vista del pilota: Alonso il prossimo anno compirà 34 anni affrontando la propria stagione numero 14 al via del Mondiale. Lo spagnolo conserva motivazioni e doti velocistiche intatte, che molto probabilmente lo rendono il pilota più completo attualmente presente in Formula 1. Eppure, finora ha vinto meno di quanto avrebbe potuto: due titoli mondiali colti nel biennio 2005-2006 con la Renault targata Briatore, poi un lungo digiuno caratterizzato da tanti secondi posti e qualche errore strategico di troppo. Come quello relativo alla sua permanenza in McLaren, durata un solo anno nel 2007 prima che la convivenza difficile con Hamilton rendesse impossibile la prosecuzione di un rapporto divenuto logoro troppo in fretta. Una marcia indietro che costò a Fernando la scelta di dover ripiegare nuovamente sulla Renault, unica opzione all’epoca possibile che fu il preludio a due annate tutt’altro che entusiasmanti. In attesa di potersi finalmente accasare in Ferrari, per quella che si sarebbe dovuta rivelare un’accoppiata solida e, soprattutto, vincente. Se non fosse stato per il periodo d’oro del duo Vettel-Red Bull, capace di conquistare quattro titoli consecutivi, e per qualche circostanza non certo troppo favorevole (vedi i due Mondiali sfumati all’ultima gara). Molto probabilmente, se Alonso non avesse incontrato sulla propria strada l’ostacolo Petrov ad Abu Dhabi nel 2010, oggi saremmo qui a parlare di un’altra storia. Invece, adesso lo spagnolo si trova a un bivio della propria carriera: proseguire con Ferrari, pur nella consapevolezza che ben difficilmente il Cavallino potrà mettergli a disposizione una vettura vincente già dal prossimo anno, o percorrere una strada diversa, per affrontare una nuova scommessa nell’ultima fase della propria avventura in Formula 1. Alonso sa di essere, in certe situazioni, il pilota in assoluto più veloce in pista: e di questa consapevolezza ne ha fatto spesso e volentieri un’arma, sia nei confronti della Ferrari (rimproverata più di una volta di non avergli dato una vettura all’altezza), sia nella fase di trattativa con altri team. Perché sarebbero diverse le realtà disposte ad assicurarsi le prestazioni dello spagnolo già a partire dalla prossima stagione.

In primis (e questo non è un mistero) la McLaren-Honda: i giapponesi, nell’anno del proprio rientro in qualità di motoristi, vorrebbero puntare su un nome “forte” da annunciare, possibilmente, già a Suzuka, ovvero nel prossimo week end di gara. Tra i papabili non solo lo stesso Alonso, ma anche Sebastian Vettel, senza escludere un possibile ritorno di Lewis Hamilton, qualora la rivalità di quest’ultimo con Rosberg in Mercedes dovesse degenerare. Per lo spagnolo, l’ipotesi di tornare a Woking rappresenterebbe un’opportunità prestigiosa ed interessante (anche da punto di vista economico) anche se ben difficilmente in grado di poter soddisfare le sue immediate ambizioni di successo. Da non scartare neppure lo sbarco dello spagnolo in Red Bull (visti i buoni rapporti di cui gode lo stesso pilota ed il suo entourage con la scuderia di Milton Keynes), anche se potrebbe essere lo stesso team di Mateschitz chiamato a decidere sull’opportunità di proseguire sulla politica dei piloti “cresciuti in casa” piuttosto che su un campione già affermato. Infine, l’ipotesi Mercedes acquisirebbe consistenza solo nel caso di una clamorosa separazione tra il team avviato verso la conquista del Mondiale e Lewis Hamilton, la quale però al momento appare ancora poco probabile. Lo stesso dicasi per le fantasiose ipotesi circolate negli ultimi giorni, a proposito di un nuovo matrimonio con la Lotus forte degli innesti di Briatore in qualità di team principal e di Lawrence Stroll come nuovo proprietario.

Passando ad analizzare il punto di vista del team, le novità introdotte dal duo Marchionne-Mattiacci potrebbero investire non soltanto la parte tecnica. La ristrutturazione, dopo il fallito assalto a Newey, l’esautorazione di Marmorini ed i maggiori poteri conferiti a James Allison, potrebbe prevedere la scelta di dirottare i fondi necessari per pagare un top driver come Alonso nella ricerca di nuove soluzioni tecniche. Resta poi da chiedersi se il famoso “mezzo secondo” che un pilota come Alonso ha dimostrato di essere in grado di garantire in molteplici circostanze, possa essere recuperabile semplicemente attraverso l’adozione di sviluppi sulla cui velocità d’esecuzione la Ferrari non si è certo distinta nelle ultime stagioni. Di certo, separarsi da un pilota del calibro dello spagnolo, in un momento in cui quest’ultimo è una delle poche certezze a Maranello, rappresenterebbe una scelta a dir poco azzardata. Ma il processo di ristrutturazione in atto potrebbe far propendere l’ago della bilancia verso una soluzione a lungo termine anche in tal senso. L’uomo più gettonato, sul quale la Ferrari sarebbe disposta ad investire per le stagioni a venire, è senza dubbio Sebastian Vettel. Il quattro volte campione del mondo tedesco, reduce da un’annata a dir poco difficile a causa dello “scomodo” confronto con il velocissimo Daniel Ricciardo, potrebbe trovare a Maranello gli stimoli giusti nel tentativo di risalire la china assieme al team. Questo anche nel tentativo di ripetere il ciclo vincente che in un passato recente ha portato un connazionale di Vettel, ovvero Michael Schumacher, alla conquista di cinque titoli in sella al Cavallino. Qualora il pilota di Heppenheim dovesse invece rimanere in Red Bull o decidere di propendere per le sirene McLaren, l’alternativa d’obbligo sarebbe quella di Jules Bianchi. Pilota veloce, giovane e soprattutto di casa Ferrari, essendo un membro della Driver Academy che gli ha consentito di debuttare e ben figurare (per quanto possibile) in Marussia. Appaiono in calo, invece, le quotazioni di Nico Hulkenberg, mentre l’ipotesi Hamilton prenderebbe quota solo, come detto, in caso di improbabile separazione del britannico dal team di Brackley. Il tutto in attesa di definire chi, nel 2016, andrà a sostituire Kimi Raikkonen, autore di un’annata a dir poco deludente ed avviato verso un probabile ritiro dalla Formula 1 al termine della prossima stagione.

Le prossime giornate si preannunciano comunque infuocate: tutto al momento è ancora bloccato, in attesa della prima mossa in grado di sconvolgere lo scacchiere del mercato piloti. Ma la netta sensazione è che il matrimonio tra Alonso e la Ferrari sia in grossa crisi. Staremo a vedere se ci sarà un ritorno di fiamma o se gli avvocati possono già iniziare a preparare le carte per la separazione.

Marco Privitera

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