Veloce, pragmatico e straordinariamente concreto. Questi sono solo alcuni degli aggettivi che possono raccontare l'Alain Prost pilota. Il Professore compie oggi 60 anni, anche se per i più giovani forse rappresenta "soltanto" colui che per anni è stato il principale nemico di Ayrton Senna. In realtà, il francese è stato molto di più, al punto da essere a ragion veduta considerato come uno dei piloti più veloci (e vincenti) di sempre.

Basterebbero solo i numeri, per poter raccontare una carriera a dir poco straordinaria: 4 titoli mondiali (solo Schumacher e Fangio hanno fatto meglio), 51 Gran Premi vinti (preceduto anche in questa classifica soltanto dal Kaiser), 106 piazzamenti a podio su 202 gare disputate nella massima formula. Un pilota capace di guidare per le scuderie più prestigiose della propria epoca (dalla Renault alla McLaren, dalla Ferrari alla Williams) ed in grado di massimizzare il potenziale della propria vettura senza dare mai l'impressione di correre eccessivi rischi. Calcolatore, genio della tattica e maestro nel saper gestire il mezzo meccanico, secondo alcuni; 'o cauteloso, invece, la definizione che avevano per lui escogitato i fans dell'acerrimo rivale brasiliano, nel sottolineare la sua allergia all'asfalto bagnato.

Ma Prost, oltre che apparire risoluto e talvolta cinico in pista, ha dimostrato di possedere doti fuori dal comune anche fuori: abile politico nei rapporti interni alla propria scuderia (come dimenticarsi le gelosie di Senna per i presunti favoritismi della Honda?), capace di instaurare amicizie solide con personalità influenti (ad esempio, quella con l'ex-presidente della Fisa, il connazionale Jean-Marie Balestre), ed in grado persino di lanciarsi nell'avventura di costruttore, una volta terminata la propria carriera al volante. Una mossa che non ha fruttato, contrariamente a quanto realizzato nel corso dei propri anni da pilota, gli stessi successi al fuoriclasse di Saint-Etienne: 83 Gran Premi disputati, tra il 1997 e il 2001, per la sua Prost Grand Prix, con solo tre piazzamenti a podio quale miglior risultato. Chiusa l'esperienza in Formula 1, le sue velleità imprenditoriali non hanno però cessato di puntare al mondo del motorsport, come dimostrato dalla costituzione del team che attualmente gareggia in Formula E, con il figlio Nicholas al volante.

Eppure, non sono mancati nel corso delle sue 13 stagioni nella massima serie diversi episodi "controversi": su tutti, quella sua definizione che lo portò a chiudere anticipatamente, nell'ottobre del 1991, il suo rapporto con la Ferrari, dopo essere riuscito a portarla l'anno precedente a un passo dal titolo; "La vettura sembra un camion" furono le sue eloquenti parole, che convinsero i vertici di Maranello a metterlo alla porta senza troppi complimenti. Impossibile poi non citare i suoi rapporti difficili con i compagni di squadra, soprattutto con coloro che riteneva potenzialmente "pericolosi" per la sua leadership interna: dal connazionale Arnoux ai tempi della Renault a Nigel Mansell in Ferrari, esasperato al punto tale da annunciare il ritiro dopo la gara di Silverstone nel 1990.

Senza dimenticare, naturalmente, la vera e propria guerra sportiva con Ayrton Senna. Una rivalità capace di sfociare a tratti nell'odio, spesso latente e poi capace di acuirsi in picchi improvvisi e clamorosi, quindi risoltasi con la stretta di mano in mondovisione ad Adelaide nel 1993. "Alain, mi manchi" furono le parole pronunciate via radio dal brasiliano poche settimane prima di morire, con Prost ormai in cabina di commento e Senna impegnato a governare quella Williams imbizzarrita che sembrava solo la brutta copia della macchina che Alain gli aveva lasciato in eredità e che, purtroppo, lo avrebbe condotto al tragico incidente di Imola.

La carriera di Prost è un romanzo affascinante, figlio di una Formula 1 ormai d'altri tempi, ma che per questo motivo merita di essere valorizzato e ricordato, come un privilegio che spetta solo ai più grandi. Tanti auguri, Professore.

Marco Privitera

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