In questi giorni ho letto e sentito molti discorsi riguardo al weekend appena trascorso, la maggior parte dei quali fatti da persone che non erano presenti e vorrei darvi il mio punto di vista. Questo è stato il mio sesto anno, la sesta notte passata a "non dormire", aspettando il momento in cui tutto cambia e dalla festa si passa al Gran Premio, quando in pista si accendono i motori e l'adrenalina sale.

La notte in circuito è un'esperienza da provare almeno una volta nella vita: tutto intorno ci sono centinaia di persone che si divertono, girano in moto, ballano, bevono e fanno festa, c'è un clima di condivisione, di ilarità generale; certo non è tutto bello: i numerosi articoli che parlano di vandalismo e di esagitati pronti a dar fuoco a tutto ciò che incontrano, gli ubriachi incapaci di controllarsi dopo 3 giorni di "movida" sono una brutta pagina non per lo sport, ma per la civiltà. Questo sono non tifosi di uno o dell'altro, ma persone che prendono il Mugello come una specie di rave, un'occasione per creare caos e molti di loro, posso assicurarvelo, non vengono per la gara, nemmeno ne hanno mai vista una e di sicuro non amano questo sport.

Sono una minoranza ma, come sempre, una piccola percentuale di incivili mette in ombra una maggioranza di persone pronte solo a divertirsi in attesa di vedere delle belle gare. Si dovrebbe fare qualcosa? Di sicuro, perché fatti come questi non si verifichino più, ma condannare 130.000 persone per gli atti di pochi, o i tifosi del pilota "più amato" al Mugello per i gesti di quattro irresponsabili è sbagliato e allo stesso modo crea un clima di avversione che col tempo potrà solo peggiorare le cose.

Il Mugello è molto altro, lo è sempre stato e sempre lo sarà. Ti entra nel cuore perché dopo la notte, quando gli animi si placano e i fumi dell'alcool lasciano il posto solo a qualche mal di testa, i veri amanti di questo sport o i tifosi dei vari protagonisti si radunano a prender posto sulle colline e non si può non provare un senso di gioia. Le grida, gli applausi, i commenti tra perfetti sconosciuti che improvvisamente diventano amici anche solo per il tempo di una gara: questo è lo spirito del Mugello, il motivo per cui le persone aspettano tutto l'anno di poterci tornare.

"Il pubblico è la settima marcia" come ha detto Michele Pirro, spinge i propri idoli quasi fisicamente e così come ci sono gli applausi e le grida di incitamento, ci sono i fischi che non sono certo sportivi ma sono umani, sono l'unico modo per dire "non mi piace ciò che vedo" e anche se non sono belli da sentire non sono pericolosi, non sono incivili ma solo fastidiosi. Incivile è impiccare un manichino come emblema di un pilota che non ami, il resto fa parte del gioco e anche gli stessi piloti lo sanno bene. 

Un momento tra i più belli di questo weekend è stato un'episodio non ripreso dalle televisioni: unico, pulito ed emozionante, e cioè quando, prima della gara, è stato suonato dalla Fanfara dei Carabinieri l'Inno di Mameli e 130.000 persone si sono alzate in piedi cantando insieme, come una cosa sola, per un momento senza fischi o inciviltà, una sola entità unita dalla stessa passione.

Ma il Mugello è così... fa paura prima dell'arrivo, ma poi passa e tutto quello che rimane, anche dopo una gara che ha fatto male a molti, è una nuvola gialla nel cielo che grida "Vale!".

Alice Lettieri