Una gara della MotoGP difficilmente giudicabile in modo negativo quella del Qatar per i due piloti del team Ecstar Suzuki. Sia Joan Mir che Alex Rins hanno fatto una bella prestazione, con il primo che ha pagato un po’ di inesperienza nella gestione degli pneumatici, anche se la Suzuki continua a soffrire nelle velocità di punta. Adesso sta a Brivio ed al Giappone.

E DIRE CHE SONO LA SQUADRA PIÙ GIOVANE

Più di un addetto ai lavori ha pensato che Davide Brivio questa volta avesse sbagliato. Una MotoGP è una macchina complessa, composta da un insieme di fattori che in questo 2019 e nel prossimo futuro vedono un’estremizzazione del concetto di “sviluppo”. I costruttori si danno battaglia cercando i limiti del regolamento (Ducati e soprattutto Luigi Dall’Igna sono un ottimo esempio), e ad aggiungere difficoltà ci si mette il congelamento di motori ed aerodinamica ad inizio stagione.

In queste condizioni un singolo errore nella progettazione della moto può portare case come la Yamaha a subire pesanti distacchi nel primo anno e a dover faticare anche nell’anno successivo. Quindi quando Brivio ha presentato la squadra ufficiale più giovane della storia, ci si chiedeva chi sarebbe stato a sviluppare la moto.

GUINTOLI, VELOCE MA SOPRATTUTTO TESTER

La risposta ovvia è Sylvain Guintoli. Vincitore di un titolo mondiale SBK in sella alla Aprilia ex-Max Biaggi, il francese è stata la risposta perfetta per la casa di Hamamatsu. Non costa troppo, permette di avere due giovani talenti (anche loro più low cost rispetto a piloti come Iannone), non vuole fare troppe wild card e, soprattutto, fa un ottimo lavoro. È grazie ad una gestione del genere che al momento la moto che era considerata l’outsider ha mancato il podio solamente di un pelo.

RINS CONFERMA, MIR STUPISCE

Oltretutto il pelo per cui Alex Rins ha mancato il podio diventa un capello se si guarda la vittoria: lo spagnolo è arrivato a meno di mezzo secondo da Andrea Dovizioso, vincitore in questo round desertico e soprattutto padrone di una Ducati che di motore ne aveva a badilate di più. Anche le Honda hanno dimostrato che la crisi di motore non è più un loro problema, e nonostante tutto Alex si è visto soffiare la terza posizione per soli 120 millesimi di secondo. Ma se Rins è una conferma per Suzuki, l’encomio più grande va ad un Mir che esordisce per la prima volta su una MotoGP (oltretutto ufficiale) e si gioca due terzi di gara con i migliori, salvo poi finire lo pneumatico posteriore e terminare ottavo.

Piazzarsi nella top ten della MotoGP all’esordio su una pista in cui il motore conta tanto non è un affare da poco, simbolo che la Suzuki non è solo veloce ma anche facile, ed al momento forse più competitiva della M1 guidata da Viñales e Rossi. Che sia l’arrivo di un nuovo contendente al titolo?

MOTOGP | GP QATAR: YAMAHA CHE SUCCEDE?

Alex Dibisceglia