E sono cinque. Nel sole texano di Austin, Lewis Hamilton riesce a infilare la quinta vittoria consecutiva e ad allungare a 24 punti il suo vantaggio su Nico Rosberg in vista degli ultimi due appuntamenti del campionato. Una vittoria cercata, voluta, inseguita e meritatamente agguantata con un bel sorpasso che affonda nelle speranze iridate del rivale come una lama tagliente. La sensazione, netta, è che dall'altra parte del box Mercedes si inizi a respirare aria di resa, dopo che la pole da record del sabato aveva rilanciato le speranze del tedesco.

Anche tra le curve del “Circuit of the Americas” Nico non è riuscito a tenere testa all'inglese, riuscendo a trovare un buon passo solo dopo il secondo pit-stop, quando ormai era troppo tardi per andare a riprendere Lewis. Con 75 punti ancora in palio, il problema principale di Rosberg ora è sempre più la sua condizione psicologica: la sua espressione e le sue dichiarazioni post-gara lasciano trasparire un'arrendevolezza che inizia a farsi largo, prendendo il posto della sicurezza che lo aveva accompagnato nei mesi estivi. Nel corso degli ultimi cinque GP, tolta la sfortunata gara di Singapore, il figlio d'arte ha letteralmente spianato la strada a Hamilton con le sue stesse mani: due errori banali causati dalla pressione, a Monza e a Sochi, e due sorpassi a cui non è stato in grado di replicare, a Suzuka e, appunto, ad Austin.

Proprio questa situazione ai vertici della classifica ha risollevato numerose polemiche sul doppio punteggio che verrà assegnato ad Abu Dabhi, che di fatto tiene aperto forzatamente il Mondiale. Se la sorte dovesse rivelarsi così pesantemente avversa a Lewis Hamilton, potete scommettere che sarebbero in molti a contestare l'eventuale vittoria finale del rivale. Rimane in ogni caso il fatto che, anche in caso di un 25-0 domenica prossima a Interlagos, il titolo verrà sicuramente assegnato a Yas Marina, per la felicità di sceicchi e petrolieri vari.

Dietro alle frecce d'argento, ad emergere dal mucchio è stata nuovamente la Red Bull di Daniel Ricciardo, che dopo una brutta partenza si è guadagnato il podio grazie ai soliti sorpassi (tra cui una bellissima “Ricciardo's Move” su Alonso) e alla strategia che gli ha permesso di avere ragione sulle competitive Williams. Le due FW36, che avevano monopolizzato la seconda fila, non sono poi riuscite a concretizzare del tutto il loro potenziale, con Massa che si è dovuto accontentare di arrivare davanti a Valtteri Bottas. Dietro ai primi cinque, un vero e proprio rodeo.

Ancora male le Ferrari, con un leale Alonso che, al solito, ha spremuto tutto il possibile dalla Rossa ed è riuscito a tenersi dietro uno scatenato Sebastian Vettel. Il Campione del Mondo in carica, prossimo all'arrivo a Maranello, ha avuto anche lui il suo bel da fare, partendo dalla pit-lane e combattendo con le gomme nella prima parte di gara. Raikkonen, invece, dopo essere scampato per un pelo alla carambola innescata da Sergio Perez al primo giro, è lentamente scivolato verso il fondo della classifica, vivendo una delle peggiori giornate della sua carriera.

Alti e bassi anche per McLaren e Toro Rosso. Magnussen ha conquistato un buon ottavo posto, mentre il veterano Button è finito fuori dai punti e di poco davanti a Kimi. Benissimo (e ingiustamente penalizzato dopo il traguardo) Jean Eric Vergne, che ha conquistato un punticino ed a furia di sorpassi si conferma sempre più meritevole di rimanere della partita anche nel 2015, soprattutto considerando che il compagno (e neo-acquisto Red Bull) Kvyat è arrivato ultimo e doppiato.

Nel weekend delle polemiche legate al forfait di Marussia e Caterham, segnali di ripresa sono arrivati dalle Lotus di Maldonado e Grosjean, rispettivamente nono e undicesimo. Meno bene, invece, le Sauber: Gutierrez non è mai entrato in gara mentre Adrian Sutil, dopo una miracolosa decima posizione in griglia, è stato subito eliminato dalla manovra kamikaze di Perez con la Force India, quest'ultima altra delusione di giornata con entrambe le vetture out. E ora tutti verso Sud: da venerdì si torna in pista a Interlagos per la samba brasiliana.

Stefano Russo

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