E’ già passato un anno da quel 25 luglio 2018, quando un male incurabile pose fine alla vita di Sergio Marchionne nel letto di una clinica zurighese. Una malattia tenuta a lungo nascosta, combattuta fino all’ultimo: ma purtroppo non tutte le battaglie possono essere vinte, anche da uomini fuori dal comune come lo era il Presidente della Ferrari.

Marchionne aveva preso le redini del Cavallino Rampante il 14 ottobre 2018, quando, da Amministratore Delegato del gruppo Fiat, decise di prendere sulle sue spalle anche questo gravoso incarico, scaricando Luca Cordero di Montezemolo al termine di una stagione a dir poco fallimentare delle Rosse in Formula Uno. La goccia che fece traboccare il vaso fu il GP di Monza, terminato da Raikkonen e Alonso ai margini della zona punti. Da lì in poi cominciò la rivoluzione di Marchionne, pur tra mille difficoltà.

Il 2015 avrebbe dovuto essere l’anno di transizione verso la rinascita Rossa auspicata nel 2016 sotto la guida di Maurizio Arrivabene, e le tre vittorie stagionali di Vettel sembrarono confermare questa teoria. In realtà il 2016 si rivelò avaro di soddisfazioni, e a metà stagione ecco la vera rivoluzione: via lo strapagato James Allison, al suo posto una struttura orizzontale di tecnici di scuola italiana capeggiata da Mattia Binotto, attuale Team Principal della Rossa. I risultati cominciarono a vedersi nel biennio 2017-2018, con Vettel in lotta per il Mondiale contro la dominante Mercedes.

A metà 2018, però, la prematura scomparsa di Marchionne ha lasciato un vuoto che sarà difficile da colmare per qualche tempo. Il suo modo di essere vicino al team, di esserne il primo tifoso, sono qualcosa di difficilmente imitabile. Celeberrime le sue sfuriate ai microfoni, soprattutto dopo Monza ’17 (“Mi girano le p..., dobbiamo togliere loro il sorriso dalla faccia”), che lasciavano intendere un modo di vivere la Ferrari diretto e pieno di passione.

Sul sito ufficiale del Cavallino, oggi, campeggia una scritta in ricordo del Presidente. “Ciao Sergio - si legge - Grazie per aver aggiunto un capitolo importante alla nostra storia”. La sensazione che rimane un anno dopo la sua scomparsa è proprio questa: quella di un uomo, anzi un Tifoso, che ha voluto ritagliarsi per sé un pezzo di storia del Costruttore più blasonato al mondo, e che ha lasciato un’impronta indelebile. La struttura attuale del team, infatti, ricalca ancora il suo modo di organizzarlo; chi gli è subentrato non ha voluto operare stravolgimenti (il passaggio di Binotto a team principal era già nei suoi piani da tempo), ma ha voluto proseguire nel solco tracciato dal manager italo-canadese.

Difficile descrivere Sergio Marchionne, ma di una cosa si può essere certi: la passione per il Motorsport e la Ferrari non erano seconde a nessuno dei milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo.

Nicola Saglia