Classe 1985, Nico è cresciuto a “latte e pistoni” sotto l’ombra pesante del padre Keke, campione a sua volta di Formula Uno nel 1982. E’ lui a metterlo sui kart per la prima volta e a trasmettergli la passione per gli sport motoristici a quattro ruote. Man mano che passano gli anni, Nico va sempre più forte e salta di categoria in categoria, fino a vincere il campionato GP2 nel 2005, quindi a debuttare in Formula Uno nel 2006.

Durante tutto il suo tragitto, Rosberg si ritrova accanto quello che sarebbe diventato negli anni a venire un grandissimo amico ma anche un tostissimo rivale: Lewis Hamilton. I due sono sempre insieme, sia nel tempo libero che in pista. Si danno battaglia così come pacche sulle spalle, con il sogno un giorno di approdare in Formula Uno dove un certo Michael Schumacher sgomina la concorrenza.

Il resto è storia: dopo il lungo cammino, il talento porta entrambi nella massima categoria, Nico nel 2006 e Lewis nel 2007, entrambi con un titolo GP2 in cascina. Il tedesco inizia con monoposto poco competitive, mentre per l’inglese c’è la performante McLaren. Negli anni a venire, Hamilton fa sbocciare l’animo del campione portando a casa coppe e agguantando il titolo mondiale al secondo tentativo. Rosberg invece, visto le auto che guida raccoglie ben poco, ma dimostra di essere velocissimo durante il periodo in cui approda in Mercedes, battendo regolarmente quel Michael Schumacher alla “seconda carriera”.

Il destino poi, come si sa, a volte è goliardico, e dopo tre stagioni a fianco del Kaiser, Nico si ritrova proprio con Hamilton compagno di squadra, guarda caso nella stagione di transizione dopo la quale la Mercedes sarebbe diventata un’arma infallibile capace di dominare i weekend di gara. A quel tempo Hamilton è un campione consolidato, con una forza mentale più che notevole. E difatti con l’avvento dell’era Power Unit vince due campionati del mondo, costringendo Rosberg ad accontentarsi della piazza d’onore.

La forza dell’inglese è evidente, e nonostante il figlio di Keke sia spesso in grado di batterlo, è subito chiaro che vincere su Hamilton sarà quasi impossibile. Da fine 2015 però, qualcosa cambia nella testa di Nico. Il mondiale è già andato, e con la pressione ormai alle spalle inizia a lavorare molto di “preparazione” per i Gran Premi. Inutile cercare di battere Hamilton sul suo territorio (il talento puro), serve curare ogni minimo dettaglio per prevalere con la testa.

Detto fatto: Rosberg domina le ultime gare del 2015, e si schiera ai nastri di partenza del 2016 con una diversa convinzione nei propri mezzi. Il resto è noto a tutti: il tedesco vince ben 9 gare e sigilla piazzamenti utili alla causa senza sbagliare praticamente mai. Guida alla grande sia in prova che in gara, e agguanta ogni singolo punto che gli si presenta davanti. Il tutto mentre spesso Hamilton pasticcia per i circuiti di tutto il mondo, troppo convinto nelle sue doti e poco attento ai dettagli.

Alla fine, dopo tutta una vita ad inseguire un sogno, Nico Rosberg mette le mani sul mondiale, conquistandosi l’alloro con un finale di stagione in nome delle sue doti più grandi: la lucidità e la preparazione. Nulla può Hamilton contro la costanza del rivale, nemmeno all’ultima gara durante la quale prova di tutto per cercare di bloccarlo e farlo superare dagli altri.

L’immagine che ne viene fuori è quella di un “campione del popolo”. Un ragazzo normale, con una famiglia normale, che ha dovuto dare il meglio di sé per contrastare la forza di un rivale cannibale. Una persona tostissima che ha sopportato una pressione ai limiti dell’immaginabile. E il valore aggiunto al suo scettro, deriva proprio dall’aver vinto contro un avversario mostruoso come LH44, il quale, non dimentichiamolo, come lui guida la vettura più veloce del lotto. Non da meno poi, Rosberg ha dimostrato di essere il campione anche fuori dalla pista, non infierendo con la stampa nei confronti dello sconfitto Hamilton, nonostante quest’ultimo non si sia certo trattenuto alle interviste.

Il mondiale è stato super meritato. Portato avanti con “perseveranza” (appunto) e con il massimo impegno possibile. Segno che se trovi la lucidità, prepari tutto per bene e dai il meglio di te (e fai Rosberg di cognome), riesci ad arrivare anche dove pensavi non fosse possibile. La Formula Uno dunque ha il suo vincitore, il quale però ha deciso di non voler difendere il suo titolo iridato, preferendo lasciare all'apice della carriera.

Per chiudere, diciamoci anche un’ultima verità: visto l’atteggiamento di Hamilton degli ultimi tempi, con quell’aria (magari giustificata) di onnipotenza, la “scoppola” dietro la nuca beccata da Rosberg forse gli farà anche bene per il futuro. Qualunque sia il modo di pensarla comunque, sia che siate tifosi dell’uno o dell’altro, è ora di togliersi il cappello e salutare Nico Rosberg, campione in pista e anche fuori.

Daniel Limardi