Faccia a faccia con la Storia! Sembra un titolo “strappa-like” ma è esattamente quello che stiamo vivendo: con il risultato del Messico Hamilton mette l’anima in pace anche alla matematica, barrando il numero 5 sulle proprie caselle dei mondiali vinti. In quasi tre quarti di secolo in cui esiste la Formula Uno intesa come sport professionistico, soltanto altre due persone sul pianeta sono riusciti a poter vantare un’onoreficenza simile. E dato che ci sono voluti circa 70 anni per poter affermare una cosa del genere, questo dovrebbe bastare per dare un po' la misura di quello che il pilota inglese rappresenta in questo momento e per gli anni a venire. Con l’alloro 2018 infatti Lewis si proietta di diritto verso il mito, meritando di sedere al tavolo delle leggende del motorsport e di essere tra quelli che stimoleranno i sogni di gloria delle generazioni future. E se pensiamo che il “nero” ha ancora chissà quante stagioni davanti, prepariamoci a dover aggiornare costantemente il taccuino dei record perché il cannibale non sembra affatto sazio. Onore a Hamilton dunque, per buona pace anche dei suoi detrattori. Quest’anno non ha sbagliato niente. E’ stato un assassino micidiale, un killer, un cecchino, un punitore. E chi è onesto, può ammettere solo una cosa: in questa stagione…ha vinto il più forte!

Che gran “testa di Max”! Non possiamo esimerci ovviamente dall’elogiare il dominatore dell’evento sudamericano. Dopo aver detto chissà quante parolacce per aver perso la pole il sabato, in gara Verstappen tira fuori la solita fame di vittorie e la famigerata capacità di guidare oltre ogni limite: scatta come un razzo allo spegnersi dei semafori, supera subito il compagno e tira una staccata furibonda a Lewis Hamilton in curva 1. Manovra che gli vale il comando della corsa e che lo lancia verso una domenica solitaria. L’olandese ne ha evidentemente più di tutti, e dopo pochissime tornate mette da parte un bel gruzzoletto di vantaggio sulla concorrenza idoneo per non permettere a nessuno di poter pensare di attaccare. Il ragazzetto va forte, non sbaglia, sa amministrare e ha la giusta “testa di Max” per candidarsi alle prossime lotte iridate. A conti fatti è oramai un pilota completo, pronto per fare il grande salto. Se il propulsore Honda 2019 dovesse veramente reggere il confronto con le aspettative dei bibitari, ne vedremo delle belle.

E la Ferrari? Diciamoci la verità: l’esito della gara, dato che ci sono due Rosse sul podio, è sicuramente positivo. Ma ovviamente, facendo un bilancio del campionato, è chiaro che i volti del team debbano per forza essere tiratissimi (vedere faccia di Vettel alle interviste). Il mondiale è andato per “errori di squadra”, in una stagione dove le potenzialità per vincere tutto c’erano eccome. Rimane accesa la piccola fiammella del titolo costruttori, ma anche in caso lo vincessero davvero dubitiamo potrebbe bastare per placare i rimpianti. Ad ogni modo la competitività tecnica c’è, bisogna solo mettere insieme tutti i pezzi per far si che il prossimo anno niente vada storto. E poi c’è Leclerc, che da quello che sta dimostrando ha forse addirittura tutte le carte in regole per poter andare da subito forte quanto il compagno di colori. Avanti…

Ricciardo out: sia in gara che di morale. L’australiano partiva dalla pole, e dopo una partenza non brillantissima si è ritrovato a lottare con Seb per la seconda posizione. Sembrava anche poter riuscire a portare a casa il risultato, merito di una vettura fortissima a certe altitudini che esaltano il telaio e il grip meccanico. Ma ancora una volta… per l’ennesima volta… fumata bianca dal retrotreno. Ritiro per Daniel Ricciardo, mentre il compagno vince l’evento. Alle interviste post-gara pensiamo di aver visto la versione più triste mai avvistata del povero Daniel, il quale ha addirittura minacciato (speriamo per finta) di voler boicottare le prossime due gare. Sinceramente però, specie ascoltando alcune orrende dichiarazioni contro di lui da parte di Helmut Marko, come biasimarlo.

Fate qualcosa per gli altri: già, gli altri. In Messico abbiamo assistito al monopolio dei 3 top team su tutti i competitors. “Come al solito”, direte voi. Eppure no, in questa gara è stata addirittura peggio. Per chi non lo avesse notato infatti, dal settimo posto in poi erano tutti doppiati… per ben due volte. Esatto, avete capito bene: il primo degli altri (ovvero Hulkenberg) aveva ben due giri di ritardo, come se si corresse con vetture di categorie diverse. Tant’è vero che quando Ricciardo si è ritirato, sono serviti 5 minuti buoni di gara per vederlo retrocedere dalla griglia delle posizioni sullo schermo della TV. Forse sarebbe il caso di pensarci…

La resa delle armi: chiudiamo il giro dei Focus rendendo gli omaggi all’uomo che in Messico si è messo una mano sul cuore accettando l’esito degli eventi, ovvero Sebastian Vettel. Nella sua “svuotata” intervista post-gara infatti, dice: “Quest’anno Lewis ha vinto perché semplicemente è stato più forte di me”. E per un pilota di Formula Uno, fidatevi… è una frase potentissima da pronunciare. #Respect

Daniel Limardi