Effettivamente l'ex Presidente della Rossa ha ragione da vendere nel sottendere che il Lewis Hamilton visto in pista quest'anno abbia corso in uno stato di grazia particolare: statistiche alla mano, l'inglese ha collezionato ben 408 punti su un totale di 525 disponibili, contando un quinto posto come risultato peggiore. Ben difficilmente si può trovare nella storia della Formula 1 un risultato simile, tra l'altro costruito dopo un avvio di stagione un po' difficoltoso, spalmato su una stagione piuttosto lunga.

Stando alle parole di Montezemolo, raccolte durante un'intervista per La politica nel pallone (programma radio di GR Parlamento), Lewis "ha fatto la differenza": tutto vero, ma nel ragionamento manca un dettaglio. Infatti non figura il contributo dell'AMG Mercedes ai risultati dell'inglese, perché in Formula 1 non si vince da soli: dal GP di Gran Bretagna in poi gli uomini di Brackley hanno fatto quadrato attorno a Lewis (e in un certo senso i risultati di Valtteri Bottas testimoniano questa inversione di tendenza della scuderia di Stoccarda verso "un attacco a una sola punta"...) e nella seconda parte della stagione l'ufficio tecnico ha impostato lo sviluppo verso una vettura (ricordiamolo, di base già ottima) che fosse performante, ma soprattutto più efficiente nella gestione al risparmio degli pneumatici dettata dalle strategie di gara su una sosta, diventata un trend per le scuderie di vertice durante la stagione.

Ricordiamoci poi che in Formula 1 non si possono sovrapporre gli effetti e quindi non si può pensare a mo' di "quello che funziona da una parte automaticamente funzionerà dall'altra": nel nostro caso, non è garantito (o non è garantibile a priori) che la Ferrari fosse in grado di offrire le stesse sinergie tecniche dell'AMG Mercedes a Lewis, permettendogli di essere in una condizione dominante in pista.

Considerando queste dichiarazioni di Montezemolo (unite all'analogo endorsment di Flavio Briatore in quel di Abu Dhabi nei confronti di Fernando Alonso) è chiaro che la stagione di Sebastian Vettel abbia sollevato qualche dubbio sull'effettiva massimizzazione del risultato: il lungo ad Hockenheim rimane ancora un mistero e i testacoda nelle prime fasi di gara a Monza, Suzuka ed Austin sono piuttosto grossolani ed inspiegabili per un pilota del suo calibro, ma molto probabilmente spiegabili come il tentativo di prendere il "treno buono" disponendo di un mezzo complessivamente meno performante nelle prime fasi di gara, quando i ritmi e le strategie sono ancora in divenire e non stabilizzate. In altre parole: meglio del secondo posto non si poteva fare. E ricordiamo comunque che anche Lewis Hamilton, prima di mettere assieme una stagione simile, ha messo insieme parecchi errori in gara.

Ovviamente è valido il solito concetto per cui non si diventa scarsi alla guida da un giorno con l'altro e del resto lo dice ance Montezemolo in chiusura delle sue dichiarazioni: "Vettel ha tutte le capacità per potersi rifare, logicamente con una macchina competitiva". Effettivamente, piuttosto che speculare su uno scambio di volante attualmente impossibile, meglio sperare in una monoposto performante per la prossima stagione.

Luca Colombo