Nelle ultime settimane è stato senza dubbio l’uomo di cui si è discusso di più in Formula 1: stiamo parlando di Simone Resta, Direttore Tecnico dell’Alfa Romeo Racing. Molti l’hanno dato sulla strada del ritorno, dopo appena un anno in Sauber, nel team del Cavallino, dove per diversi anni ha ricoperto il ruolo di Chief Designer. L’ingegnere di Imola (quando il luogo di nascita è già un segno del destino...), classe 1970, è stato voluto fortemente da Marchionne nel team del Biscione per irrobustire la struttura tecnica e il collegamento con la casa madre Ferrari.

Anche se è entrato a far parte dell’organigramma della scuderia di Hinwil a metà della passata stagione, si sono potuti riscontrare i segni tangibili della “sua mano” in maniera completa solamente dall’inizio di quest’anno. L’abbiamo incontrato per fare un bilancio della prima parte di stagione e tracciarne, per quanto possibile, il suo proseguimento.

Considerando le aspettative d’inizio stagione e dove siete ora in classifica, a un terzo di stagione, si può ritenere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? “La vettura ha mostrato un buon potenziale fin da subito, abbiamo però faticato più del previsto negli ultimi gran premi (Barcellona, Montecarlo e Montréal). Questo non e' il momento di trarre delle conclusioni affrettate, anzi bisogna spingere ancora più forte per migliorare la vettura nei confronti dei nostri diretti rivali.”

In particolare cos'ha funzionato e cos'è andato storto sia per quanto concerne la vettura che per quanto riguarda il team? “Non ci sono aspetti in particolare che non hanno funzionato, ma il pacchetto nel suo complesso in alcune gare è stato meno competitivo rispetto ad altre. C’è sicuramente da rivedere la performance complessiva della vettura in piste da massimo carico come Spagna e Monaco.”

Come si spiega l'improvviso calo di performance della C38 a partire dal GP di Spagna? “Nel midfield (a centro gruppo) la competizione quest'anno è davvero serrata. Le differenze tra le vetture sono davvero minime: basta fare un passo avanti di alcuni decimi sul lato dello sviluppo o, al contrario, non ottimizzare il pacchetto al meglio in una gara per scalare diverse posizioni in griglia o perderle. Guardando il tabellone dei tempi, di gara in gara, si parla di fluttuazioni di alcuni decimi.”

Come mai avete deciso di puntare direttamente sul concetto aerodinamico dell'out-wash? “Secondo gli aerodinamici del team questa è stata la soluzione più efficace per ripristinare le strutture di flusso (efficienza aerodinamica sull’asse anteriore) ottenibili con le ali utilizzate fino alla passata stagione.”

Visto che la vettura migliore del lotto è la Mercedes (che non usa questo concetto) e le altre vetture che seguono la vostra filosofia non sono competitive in tutti i circuiti ci chiediamo: è stato giusto puntare sull'out-wash? “Difficile da dire, ci sono molte differenze tra le diverse vetture oltre all'ala anteriore e ogni monoposto usa un concetto diverso sul lato aerodinamico. I nostri aerodinamici stanno comunque considerando diverse opzioni di sviluppo per l'ala anteriore.”

Su quali aree vi concentrerete per i prossimi sviluppi? “Stiamo lavorando su tutte le aree della vettura: aerodinamica, gestione degli pneumatici, meccanica e telaio, raffreddamento e, non da ultimo, assetto.”

Considerando la vettura, quali saranno le prossime piste in cui la C38 sarà maggiormente competitiva? “Speriamo già nei prossimi Gran Premi, dove porteremo alcuni aggiornamenti sulla vettura.”

Come valuta il rendimento dei piloti e in particolare del nostro Antonio Giovinazzi: non crede ci sia stata troppa pressione nei suoi confronti? “Entrambi i piloti stanno lavorando bene assieme e stanno spingendo molto per migliorare la prestazione dell’intero pacchetto. Antonio, in particolare, sta crescendo bene gara dopo gara. Sono convinto che si possa togliere delle belle soddisfazioni nelle prossime gare.”

Intervista a cura di Michele Montesano