Se un errore può costituire l'eccezione, il fatto di ripeterlo con una puntualità divenuta disarmante non può che costituire un grosso campanello d'allarme. Perchè da quel pomeriggio di Hockenheim e da quella "maledetta" pioggia che caratterizzò le ultime fasi di gara, qualcosa sembra essersi rotto nel meccanismo pressoché perfetto di Sebastian Vettel. L'uomo sul quale da tre anni a questa parte la Ferrari continua a puntare senza esitazione per andare a caccia di quel titolo che sfugge dal 2007, chiamato a trascinare un team tanto magico quanto complesso. Perchè, si sa, quando si guida una vettura rossa gli errori pesano almeno il doppio. E di errori quest'anno Vettel ne ha commessi tanti, troppi. Se l'uscita di pista in Germania continua a pesare come un macigno sulla classifica iridata, ancora maggiore sembra essere il peso che essa ha rivestito sul quattro volte campione del mondo a livello psicologico. Chiamato ad una rincorsa divenuta ormai impossibile, caduto in un tunnel che sembra senza via d'uscita. Monza, Suzuka, Austin: tre errori in fotocopia, avvenuti con dinamiche pressoché identiche e tutte nelle concitate fasi iniziali della gara.

Errori ai quali Vettel non ci aveva abituato, finendo nella "trappola" tesa da rivali che sembrano diventati ostacoli insormontabili da superare: Hamilton, Verstappen e Ricciardo nell'ordine, in una preoccupante escalation che sembra da tempo aver spento il sorriso al tedesco. Un sorriso e una serenità che urge ritrovare in fretta, magari già in questo finale di stagione, per non rischiare di partire nel 2019 con il piede sbagliato. Perchè le chiacchiere circolano, e l'umore dalle parti di Maranello sembra non essere dei migliori, in vista di un'annata che per il Cavallino dovrà necessariamente essere quella giusta. Troppe occasioni perse, troppe manovre avventate, troppi errori da principiante: come quello commesso nelle libere texane, quando l'eccessiva velocità in regime di bandiera rossa gli è costata una penalità di tre posizioni in griglia tale da compromettere le sue velleità di successo.

Inutile, a questo punto, andare a fare un lungo elenco degli "orrori" commessi da Vettel quest'anno. Il passato deve rimanere tale, ed in Ferrari dovranno essere bravi a fare quadrato attorno al proprio uomo di punta. Supportandolo, proteggendolo, motivandolo. Perchè la Ferrari, almeno in gran parte delle gare andate in scena quest'anno, ha domostrato di essere una monoposto vincente: ma la netta sensazione è che sia invece venuto a mancare proprio il pilota, perlopiù nei momenti decisivi della stagione. Non certo in termini di velocità pura, quanto di gestione della pressione nelle situazioni più delicate. E' anche da questi particolari che si costruisce un futuro di successo, e in Ferrari lo sanno bene: al pari di Vettel, chiamato a ricostruirsi e rimuovere i propri fantasmi. La Rossa ha bisogno di lui.

Marco Privitera