Quella di Singapore, fatta eccezione per il duello casalingo in Ferrari e l’ombra costante di Hamilton, è stata una gara tutto sommato piatta. Rimarrà negli occhi degli spettatori il triste trenino iniziale, con le monoposto che giravano a Marina Bay ad andatura turistica, salvo poi riprendersi in corrispondenza dell’unico pit-stop. Chi è mancata all’appello è stata sicuramente la Red Bull, da tutti indicata come l’unico team che avrebbe dato del filo da torcere alla Mercedes sul cittadino asiatico. Leggendo la classifica è stato così, ma il team austro-inglese va via da Singapore con un bottino nettamente ridimensionato rispetto alle aspettative iniziali.

Dopo la parziale delusione del sabato, Max Verstappen è riuscito a portare a casa un podio inaspettato, complice anche una strategia vincente: come tutti, l’olandese nella prima fase di gara ha badato a gestire gli pneumatici ed i consumi per poi forzare il ritmo. Il muretto box Red Bull ha “copiato” le strategie Ferrari, soprattutto per il consumo eccessivo della mescola Soft, in modo da far trovare Verstappen fuori al momento giusto, ovvero con una pista libera dal traffico. Per l’olandese l’unico compito è stato quello di tenere dietro un contrariato Hamilton che, per via della strategia errata, si è trovato con numerose posizioni perse. Le tre Safety Car sicuramente hanno facilitato il compito a Verstappen, ma, di contro, è stato complicato gestire le temperature degli pneumatici e il degrado che hanno accusato le coperture nel corso delle ultime tornate. A confermare la buona performance della RB15 è sicuramente il sesto posto di Alex Albon, autore di una gara solida e in grado di approfittare delle varie situazioni.

Restiamo in ambito “bibitari”, con una gara da incorniciare per Pierre Gasly: il driver della Toro Rosso è stato l’unico a prendere il via con le gomme Hard, rendendosi protagonista di un lunghissimo primo stint (durato ben trentadue giri), nel quale ha reso dura la vita anche a Sebastian Vettel. Il francese ha poi montato le mescole medie, ma purtroppo non le ha potute sfruttare appieno per via delle Safety Car. Il rammarico aumenta se si considera che tutti i piloti che l’hanno preceduto sono arrivati a traguardo con le mescole più dure.

Prestazione maiuscola per il nostro Antonio Giovinazzi: il pilota Alfa è partito in undicesima piazza montando le gomme Medium e, dopo un avvio accorto, ha iniziato a spingere sull’acceleratore. Per via del valzer dei pitstop si è trovato per diversi giri in prima posizione, gestendo da veterano il vantaggio su Gasly, prima di lasciare strada alle due Ferrari. Dopo la sosta si è trovato a lottare con Daniel Ricciardo e, purtroppo, i due sono arrivati al contatto scivolando in fondo alla classifica (rispettivamente quindicesimo e sedicesimo). L’italiano ha poi man mano recuperato posti a suon di sorpassi, raggiungendo l’apoteosi quando ha infilato Stroll all’esterno. Complice l’aver montato la gomma più morbida del lotto e le varie neutralizzazioni che hanno ricompattato il gruppo, Giovinazzi ha conquistato il decimo posto, continuando così la striscia positiva di Monza. Male Raikkonen, che al termine di una gara costante si è dovuto ritirare dopo il contatto con Kvyat.

Prestazione altalenante per le Renault, con Hulkenberg che si è riscattato per l’appiedamenro ottenendo un ottimo nono posto. Più sfortunato Ricciardo che, dopo essere stato squalificato in qualifica, si è reso protagonista di una rimonta furiosa (arrivando fino all’ottava posizone) per poi scivolare in fondo a causa del contatto con Giovinazzi.

Gara sottotono per le Racing Point: dopo un buon inizio weekend le due monoposto rosa hanno vissuto una gara tribolata. Perez ha dovuto parcheggiare la sua RP19 a bordo pista dopo la prima ripartenza, mentre Stroll non è mai entrato effettivamente in ritmo gara, commettendo diverse sbavature.

Weekend da dimenticare per la Haas, con Magnussen ultimo a tagliare il traguardo e mai competitivo: il danese nelle ultime fasi è stato costretto a difendersi con le gomme sulle tele. Ennesimo errore di Grosjean che, dopo una qualifica deludente, ha speronato Russell mandandolo a muro, con buona pace dei tifosi che si stanno domandando ancora il perché della sua conferma per la prossima stagione.

Michele Montesano