AUTO. La Dakar non è di certo una passeggiata di salute, ma quella che ha messo in scena Nasser Al-Attiyah durante l'edizione 2019 è sembrata a tratti una passerella trionfale. Il principe qatariota ha conquistato il suo terzo successo in carriera con apparente facilità, portandosi all'attaco nel corso della terza tappa e da quel momento non lasciando più la prima posizione nella classifica generale, tanto da chiudere con un comodo margine di 46'42" nei confronti del secondo classificato, Nani Roma, mentre tutti gli altri sono giunti ad oltre un'ora. una prova di forza evidente, resa possibile anche da una Toyota Hilux che si è dimostrata vettura solida, affidabile e pressoché indistruttibile, visti anche i pochissimi imprevisti che hanno caratterizzato le dieci tappe di Al-Attiyah. Per lui è arrivato dunque un successo in completa gestione, così come avvenuto nel corso dell'ultima frazione, conclusa al 12° posto e vinta da Carlos Sainz. Per il trionfatore dell'edizione 2018 quella di quest'anno è stata una gara difficile, resa ancor più complicata dal danno alla sospensione anteriore che già nelle prime fasi lo ha escluso dai giochi per la vittoria. A tenere alto l'onore delle MINI ci ha pensato Nani Roma, giunto secondo al termine di una prestazione regolare, mentre ha sicuramente grossi rimpianti Sebastien Loeb: il nove-volte iridato rally esce da questa Dakar con il maggior numero di successi parziali (ben quattro) ma anche con tanti, troppi inconvenienti tecnici che hanno caratterizzato il percorso della sua Peugeot 3008 DKR, i quali gli hanno impedito di potersi giocare le proprie chance almeno per il secondo posto. Nella top-five anche l'ottimo Jakub Przygonski, giunto subito davantio a Cyril Despres, mentre Stephane Peterhansel ha dovuto chiudere in anticipo la propria Dakar dopo i problemi alla schiena accusati dal proprio navigatore. Tra i camion, il russo Eduard Nikolaev è riuscito a cogliere un meritato successo, respingendo gli assalti finali del connazionale Sotnikov e dell'olandese De Rooy.

MOTO. Toby Price vince l’ultima tappa e la Dakar 2019! È il secondo successo per l’australiano dopo quello del 2016, al quale erano seguiti il ritiro nel 2017 a causa di una caduta che gli causò la frattura del femore e il terzo posto della scorsa edizione. Successo insperato per Price, perché solo un mese fa una caduta in allenamento gli aveva causato la frattura dello scafoide; l’australiano, che sotto i guanti portava una vistosa fasciatura, non si è però arreso e grazie soprattutto alla debacle dello squadrone Honda, con i ritiri di Joan Barreda caduto in un burrone nella terza tappa (con la moto che è stata recuperata solo ieri), ed il ritiro di Ricky Brabec (anch'egli mentre si trovava in testa alla generale per una rottura del motore nell'ottava tappa) ha potuto celebrare il successo a Lima. Grazie al trionfo di Toby Price, KTM vince la sua diciottesima Dakar consecutiva: una vittoria che conferma l’affidabilità delle moto della casa austriaca che ha piazzato al secondo posto anche la 450 Rally del team interno Red Bull KTM Factory del campione dello scorso anno Matthias Walkner, staccato di 9’13”; terzo posto per il cileno Pablo Quintanilla con la sorella Husqvarna, che partiva da Pisco con un minuto di ritardo da Price, ma che ha perso quasi 20’ nell’ultima speciale. Quarto posto per l’americano Andrew Short, con lo specialista dell’AMA supercross che ha portato la sua Husqvarna ufficiale al traguardo a soli 44’ dal vincitore alla seconda esperienza nel raid. Quinta posizione per il francese Xavier De Soultrait, primo pilota al traguardo con la Yamaha ufficiale dopo l’abbandono di Adrien Van Beveren, avvenuto ieri a soli venti chilometri dal traguardo mentre era in lotta per la vittoria: scoppiato in lacrime accanto alla propria moto, sarà sicuramente uno dei piloti da tener d’occhio per i prossimi rally. Quindicesima posizione per Maurizio Gerini, primo italiano al traguardo con un'ora e mezza di ritardo dal vincitore, alle spalle di Laia Sainz, la spagnola che ha vissuto tanti anni a Bergamo è che rappresenta sempre più il riferimento del movimento femminile nei raid.

Marco Privitera - Mathias Cantarini